La CGIL incontra la minoranza dem mentre Renzi attacca
Tradimento in arrivo nel Partito Democratico? Non sembra più un fatto così impossibile. Dopo i vari segnali arrivati dalla sinistra dem, come la ferma opposizione dell’ala dem al Jobs Act e lo spirito incredibilmente critico nei confronti del governo guidato da Matteo Renzi, altri segnali arrivano nel contempo anche dalla CGIL.
Ormai è noto a tutti: a Renzi i sindacati non stanno proprio simpatici. Ma è una novità assoluta per il Partito Democratico, da sempre raccoglitore dei voti del sindacato, sia e specialmente della CGIL che di quelli di CISL e UIL. Ma mentre questi ultimi stanno mantenendo le proprie posizioni, da sempre moderate, la CGIL sta man mano radicalizzando lo scontro con il governo. Un esempio sono le dichiarazioni di questa mattina a Napoli di Maurizio Landini in occasione dello sciopero dei metalmeccanici del centro-sud. Landini ha chiaramente detto che “i giovani, i lavoratori e la gente onesta non appoggia questo governo”. La trasformazione di Landini, che è sempre entrato a Palazzo Chigi da Renzi in maniera silenziosa, anche per via dell’amicizia che sembra li leghi, è dovuta alla posizione ferma di Renzi contro sindacati e della propria intenzione di non trattare sul Jobs Act. Proprio ieri il premier, infatti, aveva nuovamente attaccato i sindacati, accusandoli di “inventare scioperi mentre io cerco di creare posti di lavoro”.
Altro segnale del riposizionamento politico della CGIL arriva dall’Emilia Romagna, da sempre una delle regioni più “rosse” d’Italia, dove i leader sindacali stanno apertamente appoggiando la lista composta da SEL e dalla sinistra extra-parlamentare. Anche in quel caso si è deciso di lasciare il PD, che ha candidato Bonaccini, il quale ha vinto le discusse primarie, e di riposizionarsi su posizioni più radicali.
Ma come può il PD passare all’improvviso da principale interlocutore politico della CGIL a primo nemico dello stesso sindacato? In realtà non è proprio un passaggio completato al 100%. Infatti, con una nota diffusa dall’ANSA, è stato riferito che il 25 novembre una delegazione sindacale, dopo aver invano chiesto un incontro con l’ex segretario della CGIL e del PD, Guglielmo Epifani, incontrerà a Roma una delegazione politica composta da deputati di Sinistra Ecologia e Libertà e dell’area sinistra del PD. Nella nota si legge che a questo incontro, nello specifico, parteciperanno Pippo Civati, Gianni Cuperlo, Stefano Fassina del Pd e Giorgio Airaudo, Ciccio Ferrara, Nicola Fratoianni e Antonio Placido di Sel, i quali “hanno manifestato sensibilità rispetto ai temi del lavoro, per avviare un confronto sulle nostre proposte in materia di Jobs Act” e che si incontreranno con circa 50 delegati sindacali, come spiegato dal segretario della CGIL Lombardia, Mirco Rota.
Che sia la base per la costruzione di una nuova intesa tra questi e il sindacato? E’ ancora presto per dirlo anche se i segnali e le dichiarazioni, in particolare di uomini dell’opposizione del PD come Civati e Fassina, sembrano andare proprio in quella direzione. Proprio questi, infatti, sin da quando lo scontro con Renzi si è radicalizzato, stanno portando avanti una dura lotta contro il governo e la leadership del partito paventando a più riprese, e con l’apparente appoggio di vecchi ed influenti dirigenti come Bersani e D’Alema, la possibilità di scissione. Possibilità che stuzzica molto Vendola, consapevole di non poter arrivare in parlamento se si varerà una legge elettorale intenta a distruggere i piccoli partiti. Non resta che aspettare e vedere come la situazione si evolverà.
Francesco di Matteo