Gli ex consiglieri regionali: “I diritti acquisiti non si toccano!”. In un momento in cui impazzano le proteste e le manifestazioni di piazza, anche coloro che incassano il vitalizio vogliono far sentire forte la propria voce. Un’occasione maturata, come si può apprendere dalle pagine del Corriere, in seguito al tentativo di porre un limite ai trattamenti di cui godono gli ex consiglieri regionali. La protesta muove dalla Lombardia, dove gli ex consiglieri hanno fatto ricorso al Tar contro il taglio del 10% degli assegni.
Vitalizi politica, in Trentino Alto-Adige 51 ex consiglieri contro restituzione bonus
Una protesta allargatasi quasi immediatamente al Trentino Alto-Adige dove 51 ex consiglieri regionali hanno intrapreso una battaglia giudiziaria contro la richiesta di restituire parte del bonus incassato in estate per aver accettato i tagli al vitalizio. Cifre molto alte di cui ora la Regione vorrebbe gli venisse restituito il 28% circa: a tanto ammonterebbe l’eccesso di generosità.
Regione Lazio, da 50 a 60 anni l’età minima per percepire l’assegno
Non fa eccezione la Regione Lazio. Qui il consiglio qualche giorno fa ha approvato una legge che innalza a 60 anni l’età minima per incassare l’assegno. Facile prevedere la reazione degli ex consiglieri che già a 50 avevano diritto al vitalizio e che ora, in base alla nuova legge, dovranno versare anche un contributo di solidarietà.
La lettera degli ex consiglieri regionali alla Conferenza delle Regioni
Tagli che, finalmente, dopo aver colpito lo stipendio di migliaia di dipendenti statali, vanno a colpire i diritti acquisti della classe dirigente: diritti che i politici si sono concessi con leggi proposte e votate da loro stessi. Diritti acquisiti che ex consiglieri regionali vorrebbero a tutti i costi mantenere.
Sembra preannunciarsi una dura battaglia da parte del Coordinamento nazionale delle associazioni di consiglieri ed ex consiglieri e di ex deputati delle assemblee regionali. Coordinamento che fa capo a Stefano Arturo Piccolo, ex consigliere della Regione Calabria, che nei giorni scorsi ha montato la polemica inviando a Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, una lettera di protesta.
Vitalizi politica, una battaglia legale a spese dei contribuenti?
Sarà una lunga battaglia legale. Una battaglia i cui costi rischiano di dover essere sostenuti dai contribuenti. Le associazioni degli ex consiglieri, presenti in ogni regione, vengono mantenute, oltre che con i contributi dei soci, con i fondi provenienti dai consigli regionali. Gli ex consiglieri per i loro “diritti acquisiti” dichiarano guerra contro chi sostiene le loro associazioni fornendogli strutture, personale e soldi.
Il vitalizio, un premio non sempre meritato: il caso della Di Bello
Diritti acquisiti che sembrano sbattere in modo fragoroso con la realtà che stiamo vivendo. Il vitalizio è un premio che lo Stato concede ai politici sempre e comunque. Anche ai politici che non hanno fatto nulla per meritarlo. Può essere citato ad esempio il caso di Rossana Di Bello, ex sindaco di Taranto. Tra i suoi meriti quello di aver fatto fallire il comune di Taranto con un danno erariale di 900 milioni di euro.
Ebbene, la Di Bello da settembre percepisce un assegno mensile da 3862,27 euro lordi. Un assegno che lei un giorno potrà girare ai suoi eredi e che l’ex sindaco si è guadagnato, si fa per dire, lavorando solo 5 anni. Ad un italiano qualsiasi servirebbero 40 anni di contributi per percepire, si spera, una pensione che corrisponde a meno di un terzo del vitalizio sopra citato. Ci sarebbe da aggiungere, inoltre, che la Di Bello ha 58 anni e che avendo lavorato 5 anni non risponderebbe ai criteri individuati dalla legge Fornero in materia di età pensionabile.
I politici invocano il rispetto dei propri diritti. E i diritti dei contribuenti? Attenderemo l’esito di questa battaglia intrapresa dagli ex consiglieri regionali sapendo che ben altre battaglie sono in corso. Diritti ben più semplici non vengono rispettati. Sono quelli delle persone meno “particolari” dei politici. Persone che subiscono le scelte altrui e che non hanno il potere per farsi leggi su misura.