In Iraq le forze armate regolari hanno lanciato la più grande controffensiva degli ultimi mesi, scrive Al Jazeera. Le forze armate irachene hanno dichiarato ieri di aver riconquistato due città a nord di Baghdad, respingendo indietro i miliziani dello Stato Islamico e infliggendo loro pesanti perdite. “Abbiamo liberato Jalawla e Saadiya” ha dichiarato Mala Bakhtiar, funzionario del Unione Patriottica del Kurdistan, come riportato dall’agenzia Reuters.
I successi dell’esercito iracheno
“Queste vittorie non sono casuali. Si tratta piuttosto di un cambio di strategia, si sta passando dalla difesa all’attacco” ha spiegato l’analista politico Salam al-Zubadi all’Associated Press. La riconquista di Jalawla e Saadiya consentirà al governo iracheno e ai curdi di tenere il controllo di vasti giacimenti di petrolio e gas, ma anche di rendere più sicure le vie di comunicazione che dal nord e dall’est arrivano fino a Baghdad, allentando così la pressione sulla capitale.
Photo by The US Army – CC BY 2.0
La battaglia di Ramadi
Si continua a combattere anche nella provincia di Anbar, vasto territorio compreso tra Baghdad e la Siria, dove negli scorsi giorni l’esercito iracheno e le truppe dell’Isis hanno ingaggiato violenti scontri: lo Stato Islamico ha lanciato la sua offensiva nei giorni scorsi. La battaglia infuria in particolare intorno a Ramadi, centro abitato nel cuore dell’Iraq, di vitale importanza dal punto di vista strategico. Come spiega la CNN, la caduta della città nelle mani dell’Isis consentirebbe allo Stato Islamico di prendere il controllo di un territorio che va dalla periferia di Baghdad fino al confine tra Siria e Turchia. “Purtroppo il supporto del governo centrale fino ad ora è stato molto debole” ha dichiarato all’agenzia Bloomberg Faleh al-Issawi, numero due della provincia di Anbar.
Il rischio del caos politico e geografico
Da sola, però, la campagna militare non sarà probabilmente in grado di ricostruire l’equilibrio perduto nella regione. Secondo un rapporto del Centro studi di Al Jazeera, il ritorno della pace e della stabilità ha bisogno di un approccio politico che agisca sui nodi irrisolti. È necessario coinvolgere nel processo la comunità sunnita locale, sostiene Al Jazeera, secondo la quale l’Isis non è frutto del vuoto di potere: “I metodi violenti dell’Isis non sono un corpo estraneo rispetto alla violenza insita nelle società arabe, per questo è importante studiare questo fenomeno alla luce di un contesto più ampio”. Il rischio che si corre è quello di una frammentazione politica, e forse addirittura geografica, di Siria e Iraq.
Immagine in evidenza: photo by The US Army – CC BY 2.0