Corte Suprema Argentina condanna Standard & Poor’s: “mancanza di professionalità e trasparenza”
La Corte Suprema de Justicia dell’Argentina ha condannato l’agenzia di rating Standard & Poor’s Financial Services LLC (S&P) al pagamento di una multa di 20mila pesos (circa 2500 dollari statunitensi). Sebbene non sia una cifra così elevata, va comunque considerata la sua importanza sotto il profilo simbolico: infatti, soprattutto negli ultimi anni, le agenzie di rating sono state accusate di non essere così imparziali nelle loro valutazioni di credito e servizi finanziari. Proprio la corte argentina ha imputato a S&P “mancanza di professionalità e trasparenza” a danno dei risparmiatori argentini. Inoltre, secondo i giudici, durante la crisi economica dell’Argentina di oltre dieci anni fa, S&P sovrastimò le emissioni di titoli delle filiali argentine di banche nordamericane, Citigroup Inc. e BankBoston.
La crisi finanziaria era già emersa alla fine degli anni Novanta: il periodo critico iniziò con la diminuzione del PIL nel 1999 e finì nel 2002, con il ritorno alla crescita dello stesso PIL. L’Argentina avevo perso la fiducia degli investitori e, nel dicembre 2001, si registrò un sorprendente aumento di capitali diretti verso l’esterno.
Pertanto, il governo argentino adottò una serie di misure (note come “corralito”) che bloccarono tutti i conti bancari per dodici mesi. Ciò causò all’esasperazione del popolo argentino sfociata in proteste popolari, note come “cacerolazo”, che degenerarono in veri e propri atti di guerriglia, causando complessivamente 32 morti e migliaia di feriti.
Fu dichiarato lo stato d’assedio, mentre il Presidente Fernando de la Rúa si dimise: al suo posto fu nominato Adolfo Rodríguez Saá, ma anch’egli abbandonò presto l’incarico e subentrò Eduardo Alberto Duhalde. Duhalde propose la “pesificación”, ovvero la conversione di tutti i conti correnti denominati in dollari in pesos al tasso ufficiale. Le conseguenze della crisi furono terrificanti ma, dopo oltre un anno e mezzo, Duhalde riuscì a stabilizzare la situazione grazie all’efficace lavoro del ministro dell’Economia e della Produzione Roberto Lavagna che, in seguito, mantenne l’incarico anche durante la presidenza di Néstor Kirchner.