Regionali Emilia-Romagna, i flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo
A due giorni dalle elezioni regionali, le riflessioni politiche lasciano spazio a quelle degli esperti. L’Istituto Cattaneo, infatti, ha elaborato una serie di analisi sul voto in Emilia-Romagna. Un’indagine, quella del centro di ricerca bolognese, che mira a rispondere ad alcune sorprese di questa tornata straordinaria come il successo della Lega Nord e il pesante astensionismo a partire da un confronto con le europee di maggio e con le regionali di quattro anni fa.
Voto ai partiti
Il primo dato significativo riguarda sicuramente il voto ai partiti. Forza Italia è stata la formazione che più di tutte ha pagato il voto anticipato: perdendo il primato nel centrodestra a favore della Lega Nord in tutte le province, gli azzurri hanno lasciato sul campo in quattro anni 410 mila voti e 171 mila in cinque mesi. Non va meglio al Partito Democratico, che ha perso 677 mila voti rispetto allo scorso 25 maggio e 300 mila in paragone al consenso ottenuto il 30 marzo 2010.Un risultato, comunque, meno amaro di quello forzista, giacché i democratici si confermano comunque ancora primi in tutte le province dell’Emilia-Romagna.
Bene, la Lega Nord di Salvini, su cui, secondo gli studiosi, ha avuto un ruolo centrale l’effetto traino di Alan Fabbri candidato alla presidenza. Il Carroccio cresce rispetto alle europee (+117 mila voti), raddoppiando il consenso nelle province romagnole. Unica nota stonata, la perdita di 55 mila suffragi sul totale del 2010. Tendenza opposta, invece, quella del Movimento Cinque Stelle, che in cinque mesi ha lasciato sul campo 284 mila preferenze, ma ne recupera 32 mila nel confronto con il marzo di quattro anni fa. Parma, Ferrara e Piacenza le province in cui si sono concentrate le maggiori perdite.
L’astensione colpisce il M5S
Per gli studiosi, poi, il partito di Grillo è il più colpito dallo scambio col non voto. Questo è il quadro tracciato a partire dai flussi elettorali tra europee e regionali a Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia. A partire dal numero di elettori e non di votanti (la distinzione è necessaria), su 100 unità che avevano scelto i pentastellati a maggio, oggi, un numero compreso tra le 63 di Bologna e le 74 di Reggio Emilia ha deciso di lasciare nel cassetto la tessera elettorale. Amaro anche il risultato di Parma, la Stalingrado grillina, dove lo scambio col non voto ha toccato il 69,2%.
“Pd e FI perdono voti verso l’astensione in maniera più contenuta, ma comunque assai rilevante, e sostanzialmente nella stessa misura (media delle quattro città attorno al 43% del proprio elettorato)”, hanno ribadito gli studiosi, ricordando che “la forza che riesce a limitare maggiormente i danni” è stata la Lega Nord, che ha beneficiato del placet di molti elettori berlusconiani in alcune città.
Un dato, quello dell’astensione, che ha colpito molto gli studiosi perché si tratta di un risultato senza precedenti. I politologi, infatti, sottolineano come gli scandali giudiziari e le tensioni Pd-sindacati abbiano spinto una delle regioni più rosse d’Italia ad astenersi sul nuovo governo regionale.