Italia ed Egitto: tra terrorismo, economia e immigrazione
(In collaborazione con Mediterranean Affairs)
È terminata la visita in Italia del Presidente dell’Egitto, Abd al-Fattah al-Sisi, che è stato accolto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi. Il premier italiano ha deciso di esporsi in prima persona in merito alla questione “terrorismo”, che sembra assumere le sembianze di vera e propria minaccia a livello internazionale, soprattutto nel bacino mediterraneo. In particolare, Renzi ha rilevato che, affinché il bacino mediterraneo possa essere tutelato da possibili incursioni terroristiche, è imprescindibile la collaborazione fra tutti gli Stati europei in quanto membri di una realtà unica qual è l’Unione Europea.
Egitto e Italia contro il terrorismo
Il giovane premier italiano ha ricevuto al-Sisi lo scorso 23 novembre presso Palazzo Madama, a Roma, esprimendo innanzitutto la propria solidarietà riguardo ai recenti attacchi terroristici che sono avvenuti nelle ultime settimane in Egitto. Renzi ha manifestato la propria volontà di stabilire rapporti di partenariato con lo Stato nordafricano al fine di contenere l’incremento dei fenomeni terroristici nell’area mediterranea. Italia ed Egitto collaboreranno per garantire la sicurezza dell’intera area anche alla luce degli ultimi episodi verificatesi in Libia e, a tale scopo, sarà necessario agire incrementando la sicurezza delle coste e la collaborazione a tutti i livelli. I due leader hanno concordato di ripristinare i vertici annuali dei due governi: simili misure serviranno altresì a bloccare l’immigrazione clandestina.
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Imprenditori italiani in Egitto
Infine, Renzi ha annunciato una visita in Egitto programmata per il prossimo febbraio, durante la quale sarà affiancato da un team di imprenditori esperti guidati dal Vice ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.
La situazione in Egitto
La situazione politica egiziana attuale è in fase di assestamento. Tuttavia, la gestione dell’area del Sinai condotta dall’attuale governo sembra non distinguersi da quella di Hosni Mubarak. Dal 2004, l’area è stata terreno fertile di attacchi terroristici e, dopo la Primavera Araba, i locali gruppi islamisti hanno avuto modo di agire in maniera indisturbata approfittando della politica “assenteista” applicata nella zona, da sempre conosciuta come la più pericolosa d’Egitto. L’attuale politica di al-Sisi nell’immediato futuro non consente di fare previsioni incoraggianti. Nonostante ciò, il Presidente egiziano ha ricevuto supporto da diversi leader, fra cui il Presidente degli Stati Uniti che intende sostenere l’Egitto nella lotta contro il terrorismo.
La posizione strategica dell’Egitto
Riprendere il controllo del Sinai è una manovra tattica che, oltre a contenere gli effetti dannosi del terrorismo, avrebbe dei giovamenti economici non indifferenti. D’altra parte, l’Egitto si trova in una posizione geografica strategica che, proiettata in un quadro economico internazionale, è sicuramente un valore aggiunto per Stati che, come l’Italia, hanno intrapreso dei rapporti di cooperazione con l’Egitto, oppure intendono farlo nell’immediato futuro.
Lucia Vasta
(Mediterranean Affairs – Contributing editor)
Immagine in evidenza: photo by Sebastian Hornadasch - CC BY 2.0