Juncker: “Ho scelto di non sanzionare Italia e Francia”
L’Italia, la Francia, le sanzioni, le regole di bilancio, gli investimenti, lo scandalo nel quale è rimasto coinvolto: il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker rilascia un’intervista a diversi quotidiani europei tra cui Repubblica e affronta una per una tutte le questioni più spinose che toccano l’Europa.
Juncker: “Avrei potuto sanzionare l’Italia e la Francia”
Juncker ha dichiarato che i paesi che non rispettano il Patto di stabilità per ora non saranno puniti. “Avrei potuto sanzionare l’Italia e la Francia” ha detto Juncker, ma “stanno facendo le riforme. Ho fatto la scelta di non sanzionare. Sarebbe stato facile punire i paesi che non rispettano le regole del patto: bastava applicare la procedure previste. Ma io ho scelto di lasciarli parlare e ascoltare. Per alcuni paesi saranno necessari sforzi supplementari. Ma un conto è dire chiaramente come e perché non si rispettano gli impegni del patto. Un altro è punire con sanzioni e procedure”. Juncker sottolinea che “da Italia, Francia e Belgio abbiamo già ricevuto lettere con impegni precisi e ben circostanziati”.
Il risanamento dei conti pubblici
La scelta di non far scattare le sanzioni non significa però rinnegare il sentiero battuto fino a oggi. “Non ci stiamo assolutamente allontanando dalla strada del risanamento dei conti pubblici” ha precisato Juncker: “Se qualcuno continua a chiedere di cambiare le regole, è fuori dalla realtà. Ma, secondo me, in passato abbiamo sottovalutato l’importanza della competitività”.
Photo by European People’s Party – CC BY 2.0
Juncker: “Non sono un burocrate”
“Io non sono un burocrate” ha dichiarato Juncker, “la Commissione è un organo politico, non burocratico. Se sei presidente della Commissione europea, devi saper ascoltare i paesi e i loro governi. Devi capire che cosa sta succedendo anche nella politica interna di ciascuno stato membro”.
Il piano di investimenti
Juncker ha parlato anche del piano di investimenti presentato due giorni fa: “Abbiamo preso i soldi che erano disponibili: l’importante era fare presto, lanciare un segnale”. Impossibile per ora trovare più soldi freschi: “Se avessimo chiesto più fondi dal bilancio Ue avremmo dovuto avviare una procedura di modifica dei trattati”. Altrettanto inutile sarebbe stato insistere nel chiedere più sforzi ai paesi membri: “Quanto ai contributi nazionali” ha ammesso, “dopo una serie di incontri e colloqui, sono giunto alla conclusione che era inutile perdere tempo ed energie a discutere con i ministri delle finanze per ottenere da loro un impegno preventivo”. Juncker crede però che questi contributi prima o poi arriveranno: “Dalle prime reazioni che ho visto, mi sembra che Angela Merkel sia soddisfatta, ed ho appena ricevuto una telefonata dal vice-cancelliere tedesco che mi ha detto che la Germania contribuirà” ha svelato.
Luxleaks e la mozione di sfiducia
Juncker ha parlato anche della mozione di sfiducia che ieri l’europarlamento ha votato e respinto: 461 voti a sostegno del presidente, caduto nello scandalo Luxleaks con le accuse sui regimi fiscali agevolati messi in piedi dal Lussemburgo. “Quelle che mi rivolgevano non erano domande ma attacchi personali. La mia posizione è chiara e l’ho espressa durante la campagna elettorale. Secondo me le tasse si devono pagare nel paese in cui si realizzano i profitti” ha commentato Juncker: “Noi non volevamo danneggiare gli altri paesi, ma certo cercavamo di attirare in Lussemburgo le grandi imprese”. Il presidente dice che oggi rifarebbe le stesse scelte, “ma forse guarderei più in dettaglio alla legislazione fiscale, che non era di mia diretta competenza”.
Immagine in evidenza: photo by European People’s Party – CC BY 2.0