Plus/Minus: alti e bassi della NBA
Premesso che nella NBA le cose possono cambiare nel giro di un battito di ciglia, e passare dalla cresta dell’onda al vagone di terza classe nell’ora di punta è più facile di una schiacciata di Gerald Green in campo aperto, proviamo a vedere cinque squadre, giocatori o situazioni al momento meritevoli di encomio, e cinque a cui invece vanno tirate un po’ le orecchie.
PLUS
1) Memphis Grizzlies. Non si può non passare subito per la squadra col miglior record assoluto della lega (13W-2L). Calendario non proibitivo finora, questo va detto, ma otto partite giocate in casa e otto vittorie, unica ancora imbattuta a domicilio, sono un biglietto da visita che inizia a fare paura. Agli altri. Da queste parti siamo perdutamente innamorati della coppia di lunghi meno atletica e allo stesso tempo più forte della lega. Sappiatelo.
2) Toronto Raptors. 13-2 anche per loro, quindi pari ai colleghi di Memphis, ma un gradino appena sotto per il fatto di giocare sulla costa Est, quella unanimemente riconosciuta come la più scarsa. Poco male, perché anche in Canada fanno sul serio per davvero. 9-1 il bilancio casalingo, lo stesso nelle ultime dieci gare, con una striscia aperta di sei vittorie consecutive. Completi in tutti i reparti, con un Lou Williams scintillante (eletto giocatore della settimana). A Est chi li ferma?
3) Golden State Warriors. Non è solo il bilancio 12-2 che impressiona, o il fatto che sia arrivato con Lee ancora fermo ai box per infortunio, ma perché questi giocano alla grande. E sì, perché Curry e Thompson sono una coppia di primissimo livello. Squadra a trazione anteriore se ce n’è una, tra le più belle da veder giocare. Sette vittorie in fila con un 7-1 in trasferta che ne fa a tutti gli effetti una delle squadre del momento.
4) Portland Trail Blazers. Una sola sconfitta in più rispetto alle prima (12-3), ma con la striscia di vittorie consecutive aperta più lunga della lega, con nove W messe in fila nelle ultime nove partite. Sono attesi nel lungo periodo, anche perché non appaiono profondissimi e vanno testati quando le seconde linee dovranno dare un supporto consistente, ma al momento si tengono stretta la posizione numero tre del ranking a ovest.
5) Milwaukee Bucks. I cerbiatti sono in questa classifica non semplicemente per il loro record, comunque positivo (7-6) ma per essere attualmente oltre le migliori aspettative, anche del più ottimista dei tifosi. Invece il lavoro di Kidd sta facendo vedere i primi risultati, contando pure un eccellente 7-3 nelle ultime dieci dopo un inizio difficile. I play off a est sono alla portata di tante squadre, ma nel Wisconsin iniziano a crederci un po’ di più.
MINUS
1) Philadelphia 76rs. Questa è una promessa: inseriremo i Sixers nella nostra classifica solo per questa volta, poi eviteremo sia di urtare la sensibilità di chi vorrebbe leggere di pallacanestro, che di infierire su una franchigia che, al momento, sta pensando solo a testare i suoi giovani per capire su chi poter avviare la ricostruzione e magari ad evitare il record assoluto di ko detenuto proprio dalla stessa Phila con 73. Per la cronaca il bilancio parla di tutte e quindici le partite giocate fino ad ora perse. Sigh.
2) Los Angeles Lakers. Dovevano fare schifo, ma non così tanto da sprofondare all’ultimo posto ad Ovest. Non con Kobe tornato a pieno regime (attualmente capocannoniere della lega) nonostante lo scetticismo di qualche critico. Non con l’innesto di un paio di giocatori come Boozer e Lin in grado di dare una mano per vincere qualche partita in più. Al momento invece la squadra non gira, destando perplessità (eufemismo) sia in attacco che in difesa. Almeno i prezzi degli abbonamenti si saranno adeguati al livello della squadra. Aspettate che vado a controllare sul sito ufficiale..
3) Charlotte Bobcats. Avevano iniziato bene, sembravano aver migliorato il roster in maniera importante risultando discretamente equilibrati in tutti i reparti. Poi? Poi un calo vistoso, qualche adeguamento degli avversari e una solidità mentale non ancora di livello. Risultato, nove ko nelle ultime dieci uscite e striscia aperta di sconfitte consecutive che si è allargata a sette. Seconda solo a chi sapete voi, ma non è un gran vanto.
4) Detroit Pistons. Ci piacerebbe scrivere che l’infortunio di Datome ha tolto alla squadra un riferimento fondamentale, ma in realtà l’ex Roma il campo non lo vede comunque nemmeno col binocolo. La mano di coach Van Gundy ancora non si vede, o più probabilmente non riesce a fare miracoli nemmeno lui. Mia idea: o parte uno tra Smith, Monroe e Drummond per un esterno di qualità, o molto oltre le venticinque vittorie non si arriva. Al momento, per la cronaca, siamo a tre. Con dodici sconfitte.
5) Los Angeles Clippers. Come per i Bucks, non sono qui per il loro record, pur buono (9-5) o la loro posizione nel durissimo tabellone ad ovest (settimi). Ci sono perché le aspettative su di loro ad inizio stagione erano ben altre. In tanti parlavano di finale NBA, di momento giusto e via dicendo. Più volte invece hanno dato brutte impressioni, sia come gioco che come atteggiamento. Poi col talento che hanno sono ancora ampiamente in corsa, ma da una squadra che ha cambiato pochissimo e si conosce ormai da qualche anno ci si aspetta decisamente di più. Avranno tempo per rifarsi.