I mercati continuano ad oscillare intorno alla parità dal inizio anno con una bolla di da cui gli investitori non erano più abituati: come già accaduto diverse volte negli ultimi anni i mercati viaggiano per mesi in una sola direzione (excelsior, ovviamente) per poi prendere un qualche tipo di pausa prima di toccare nuovi massimi.
Anche in questo caso, insomma, almeno per ora, stiamo assistendo ad una fase di correzione che potrebbe essere salutare in attesa di poter vedere più chiaramente diverse situazioni macro in giro per il globo.
In particolare sono stati i mercati emergenti a fare la parte del leone, dopo che l’assestamento delle tensioni dei mesi scorsi ha restituito appetibilità a quei mercati: al momento gli investitori scommettono soprattutto sui cambiamenti elettorali (o sulla mancanza di medesimi in certi casi) in quei Paesi, anche se in più di un’occasione, con buona probabilità, le attese sono troppo ottimistiche, e di conseguenza è lecito attendersi altre oscillazioni.
La Cina, in particolare, continua ad essere in tensione, con un rallentamento della crescita che il governo spera di tenere sotto controllo mentre cercherà di cambiare il paradigma della crescita dalle esportazioni al mercato interno, sperando di non dover affrontare lo scoppio della bolla nel settore finanziario, che risulta essere pesantemente indebitato e il cui destino rischia di legarsi a quello del settore immobiliare, visto che i costruttori stanno acquistando importanti quote nelle banche liberalizzate.
In Occidente si teme che le stime di crescita potranno rivelarsi anche fin troppo ottimistiche, anche se, negli ultimi mesi, sia a livello micro che a livello macro, molti consensus sono stati tagliati, abbassando le aspettative e quindi evitando il potenziale distruttivo di un eccesso di ottimismo. Restano però vari temi “pericolosi” da tenere d’occhio nei prossimi mesi, ovvero la crescita USA, che potrebbe rallentare vistosamente, il pericolo deflazione in Europa (il club dei deflazionisti si è arricchito di recente della Svezia, che non è nell’euro, ma la cui banca centrale ha un comportamento simile a quello della BCE) e il rischio fallimento dell’Abenomics in Giappone.
Settimana breve e con pochi appuntamenti macro economici anche se molto ricca per quanto riguarda la pubblicazione di trimestrali. Mercoledì conosceremo diversi indici dei direttore degli acquisti, in particolar modo nel settore terziario, la cui lettura dovrebbe risultare al di sopra dei 50 punti in tutti i maggiori Paesi, confermandone l’espansione. Giovedì verrà pubblicato l’indice IFO che misura la fiducia delle aziende tedesche, atteso sostanzialmente in linea con la la lettura precedente poco sopra i 110 punti. Dagli Stati Uniti arriveranno gli ordinativi di beni durevoli attesi in accelerazione su base mensile di oltre mezzo punto percentuale è inoltre come ogni giovedì le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione attesi invece poco sopra le 300 mila unità.