Il premier e segretario Matteo Renzi apre la direzione del Partito democratico con un lungo intervento. Temi centrali: risultati elezioni regionali e agenda di governo, in particolare le riforme. “Respingo la tesi”, ha detto Renzi, “che l’astensionismo in Emilia Romagna derivi dalla disaffezione per il Jobs act. È una lettura superficiale, parziale e discutibile. Provo a dire tre concetti che secondo me ispirano l’analisi del voto. Si avanza una nuova destra, Grillo si arresta, il Pd cresce ma deve decidere cosa vuole fare da grande”.
“Qualcuno ai banchetti ci ha detto che non è andato a votare per le cene da mille euro –ha aggiunto -. Ma io le rivendico. Perché il Pd è l’unico partito che non manda in cassa integrazione i propri dipendenti, la Lega lo fa, FI altrettanto. Noi no, siamo differenti”.
Capitolo riforme: “La proposta del presidente Berlusconi di scegliere prima il prossimo Capo dello Stato della legge elettorale va restituita al mittente. Questo tentativo sarebbe inaccettabile. Interrompere il cammino della legge elettorale o delle riforme – ha aggiunto – significherebbe azzerare, sarebbe riportare al vicolo corto senza passare dal via e questo non è accettabile”.
Sulle diatribe con la minoranza, il premier dichiara: “Io chiedo un voto sulla convinzione di proseguire il disegno per capire se la direzione del Pd è convinta che le riforme vadano accelerate e non rallentate. Il Pd è una comunità, a volte una comunità di diversi, ma non possiamo immiserirci con un dibattito interno, magari congressuale. Il congresso lo faremo nel 2017, nel frattempo cambiamo l’Italia”.
Un cenno, infine, alle problematiche all’interno del Movimento 5 Stelle, per le quali Renzi sembra nutrire un certo interesse: “E’ fisiologico che quei ragazzi e quelle ragazze arrivati alle prime esperienze in Parlamento, oggi debbano rendere ragione del tempo che impiegano. E non possano continuare a stare fermi. Oggi è possibile quel percorso di coinvolgimento di una parte di quelle donne e di uomini che ritengono il blog di Beppe Grillo non più l’unica bussola della propria vita. È chiaro che dovremo essere non in grado di offrire una alleanza politica, che non vogliamo offrire, ma si tratta di capire se su alcune cose di buon senso riusciamo finalmente a portarli a discutere”.