Svezia: alle origini della crisi politica
La Svezia andrà a elezioni anticipate. Non accadeva dal 1958. Si tornerà alle urne il 22 marzo 2015. A convocarle è stato il premier socialdemocratico Stefan Löfven: il bilancio per il 2015 presentato dal governo ieri è stato respinto dal Parlamento. I Democratici Svedesi (la più a destra delle forze politiche del paese) hanno scelto di appoggiare la proposta dell’Alleanza per la Svezia, la coalizione di centrodestra che ha governato il paese dal 2006 al 2014. La decisione dei Democratici Svedesi ha innescato la peggiore crisi politica che la Svezia ricordi negli ultimi decenni.
I Democratici Svedesi e l’immigrazione
Mattias Karlsson, che sta sostituendo il leader Jimmie Åkesson (fuori per un congedo per malattia) ha detto chiaramente che l’obiettivo dei Democratici Svedesi è trasformare “questa campagna elettorale in un referendum sull’immigrazione”. Tenuti ai margini da tutti i partiti del paese, sia di destra che di sinistra, i Democratici Svedesi avevano già detto all’indomani delle elezioni di settembre che avrebbero fatto pesare il loro bottino di voti e lo avrebbero usato per spingere in direzione di una stretta sulle leggi per l’immigrazione, un pilastro del loro programma.
Secondo uno studio condotto dal professor Peter Hedstrom e dal ricercatore Tim Müller, una buona metà dell’elettorato dei Democratici Svedesi si caratterizza per un atteggiamento intollerante nei confronti degli stranieri e per una radicata insoddisfazione per l’establishment politico.
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Le debolezze del governo rosso-verde
La decisione assunta ieri in Parlamento dai Democratici Svedesi ha scatenato una crisi politica in uno scenario politico molto diverso da quello a cui il paese è stato abituato per decenni. Il governo di Löfven, composto da Socialdemocratici e Verdi, è stato il frutto della vittoria elettorale di misura del blocco rosso-verde. È un governo di minoranza come ce ne sono stati tanti nella storia della Svezia, ma rispetto a quelli del passato è apparso da subito più fragile: nei numeri e nella capacità di imporre le proprie politiche. “Nessun governo svedese in tempi moderni è apparso così debole” ha scritto Karl-Gösta Bergström, commentatore politico per l’Expressen.
C’è anche chi ritiene che nella crisi attuale abbia pesato anche il curriculum di Stefan Löfven, deputato da tre mesi, leader del partito da circa tre anni e per una vita sindacalista. Nel sindacato, ha sottolineato la politologa Katarina Barrling, ogni trattativa è finalizzata al raggiungimento di un accordo: in politica, però, il gioco è più sottile e l’interesse dei partiti può anche essere quello di scatenare conflitti.
Secondo un sondaggio dell’Expressen, gli svedesi si dividono nel dare le responsabilità per la crisi politica: secondo il 48 per cento degli intervistati la colpa è da attribuire a Löfven, il 47 per cento punta il dito contro Åkesson.
Cambiano le regole del gioco
La crisi che si è aperta ieri pomeriggio traccia un segno e rimette in discussione l’immagine di una Svezia ritenuta da sempre modello di stabilità economica e politica. Probabilmente l’intera classe politica ha sottovalutato i Democratici Svedesi, convinta che alla fine sarebbe andata a finire come è sempre successo a Stoccolma: ci si scontra in campagna elettorale, si vota, si forma un esecutivo e poi si governa. La minaccia di Jimmie Åkesson (“Non potranno non tener conto di noi se vorranno governare il paese”: parole dette mentre lo scrutinio di settembre era ancora in corso ma l’affermazione del suo partito già chiara) non è stata presa sul serio.
Da ieri, i leader politici in Svezia sanno di essere di fronte a un gioco con regole diverse da quelle che hanno sempre creduto di conoscere. Stefan Löfven ha detto nel corso di una conferenza stampa che le nuove elezioni permetteranno agli elettori di “fare una scelta alla luce di questo nuovo scenario politico”.
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Le elezioni anticipate e il rischio caos
Due terzi degli svedesi approvano la decisione di andare al voto ma le elezioni che si terranno in primavera potrebbero non fare chiarezza. Secondo molti esperti, il rischio è quello di ritrovarsi alla situazione di partenza: un nuovo governo di minoranza con i Democratici Svedesi a fare ancora da ago della bilancia. Inoltre Socialdemocratici e Verdi arriveranno alle elezioni con il fardello di un fallimento di governo sulle spalle: nel gioco degli scambi di accuse che sicuramente si scatenerà, Löfven potrebbe non riuscire a convincere tutti gli elettori che lui e il suo partito non hanno colpe.
L’Alleanza per la Svezia ha perso due pezzi da novanta come l’ex premier Reinfeldt e l’ex ministro delle Finanze Borg: proprio a causa delle elezioni anticipate, il congresso del Partito dei Moderati è stato anticipato al 10 gennaio.
I Democratici Svedesi si dicono ottimisti: i vertici del partito sono convinti di riuscire a far meglio del 12,9 per cento ottenuto a settembre. In ogni caso, alle prossime elezioni Jimmie Åkesson ci sarà. L’Aftonbladet ha scritto che lo storico leader del partito, da settimane fuori per malattia, dovrebbe tornare in prima fila a febbraio. Senza di lui, sottolinea il quotidiano, per i Democratici Svedesi le speranze di far bene sarebbero molto ridotte. Gli elettori potrebbero decidere di premiare la loro coerenza. Oppure potrebbero punirli per aver messo in subbuglio il quadro politico.
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