Oggi Vladimir Putin ha tenuto il suo discorso annuale all’Assemblea Federale Nazionale, camera bassa e alta riunite nella stessa seduta. Il Presidente russo nel suo discorso ha delineato le sfide che la Russia dovrà affrontare nel breve e nel lungo periodo.
L’Ucraina e la Crimea
I problemi per la Russia sono cominciati con il colpo di stato di Kiev. Tutti hanno il diritto di proseguire per la propria linea di sviluppo, “questo vale per la Russia come per l’Ucraina” ha detto Putin. In particolare gli Usa, invece, hanno sostenuto un colpo di stato e giustificato violenze e omicidi nell’Est dell’Ucraina in nome della “difesa dei diritti umani”.
Un comportamento “cinico e ipocrita” da parte dei “nostri amici americani” che “d’altronde non hanno mai mancato di influenzare le nostre relazioni con i vicini direttamente o dietro le quinte”. Putin ha inoltre aggiunto: “Non permetteremo che si realizzi lo scenario jugoslavo che qualcuno ha in mente per la Russia”, riferendosi ai presunti finanziatori occulti del terrorismo ceceno e ai piani di questi per smembrare il paese.
“Non importa se alcuni paesi europei hanno dimenticato il proprio orgoglio nazionale e considerano la loro sovranità un lusso”: per Mosca, “la questione della sovranità è la questione dell’esistenza stessa della Russia”. Allora quella che in Occidente è stata chiamata “invasione” della Crimea, per i russi ha segnato piuttosto una “riunificazione”.
La crisi economica
“La politica di contenimento non è stata inventata ieri” ha detto il Presidente, “viene usata contro la Russia da secoli, quando qualcuno crede che questo paese sia diventato troppo forte e indipendente, subito vengono messe in campo delle strategie per frenarlo”. Così Putin ha commentato la problematica situazione economica in cui la Russia si trova a causa delle sanzioni imposte principalmente da Stati Uniti e Ue.
Ma se l’economia di Mosca finora ha resistito di fronte ai provvedimenti internazionali (la Russia ha perso 40 miliardi di dollari), in nessun modo terrà di fronte all’abbassamento dei prezzi del petrolio, vera linfa dell’economia russa (si prevede una perdita di proventi annui compresa tra i 90 e 100 miliardi di dollari).
Insieme al prezzo del petrolio, che da 5 anni non era cosi basso, anche il rublo sta sempre più velocemente perdendo valore: -36% dall’inizio di luglio. Dal Cremlino prevedono per il 2015 un tasso d’inflazione al 10%, dunque, un aumento dei prezzi di tutte le merci importate. Putin ha dovuto ammettere che l’anno prossimo il paese entrerà in recessione.
Il piano per la ripresa
L’economia russa deve voltare pagina perché, anche se Putin non ha mai avuto più consenso come di questi tempi, secondo i più recenti sondaggi almeno il 60% della popolazione comincia a temere un abbassamento del proprio tenore di vita nel prossimo futuro.
“Dobbiamo permettere ai capitali all’estero di tornare in Russia (solo quest’anno la fuga di capitali è arrivata a quota 100 miliardi di dollari, ndr), dando garanzie giuridiche ai proprietari delle società off-shore” ha annunciato Putin. Poi bisognerà bloccare gli aumenti delle tasse per almeno 4 anni, oltre ad affrontare un percorso di deregulation che convinca le imprese a investire nel proprio paese. La spesa militare dovrà essere più oculata e i “cervelli russi” dovranno essere convinti a tornare per dare il proprio supporto alla nazione.