“La scuola che non può essere solo tempo trascorso sui banchi in attesa che la campanella suoni. In questo senso ho parlato di legalizzazione e di autogestione programmata, come un momento di crescita da affiancare alla didattica”. Così il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, intervistato dalla Stampa, torna sul suo intervento sulle occupazioni pubblicato dallo stesso quotidiano nei giorni scorsi. Il clamore suscitato? “Mi aspettavo che raggiungesse l’obiettivo per il quale ho deciso di scriverlo: aprire un dibattito sul tema della scuola che il governo ha messo al centro della sua azione. Tanto tra gli studenti quanto tra i professori – dice il sottosegretario – sono emerse posizioni diverse. È la dimostrazione che sono riuscito a far comprendere che, al di là dell’occupazione – che è illegale e su questo punto voglio essere chiaro – la scuola deve tornare il luogo in cui si costruisce la coscienza civica dei ragazzi e la classe dirigente del futuro”.
Faraone torna sulle occupazioni a cui lui stesso aveva partecipato sul finire degli anni Ottanta: “Furono esperienze e occasioni di condivisione. Anche per chi non aveva mai avuto altre possibilità al di fuori della vita familiare. Iniziative culturali e sociali, momenti di aggregazione e di partecipazione democratica che, con quelle di oggi, hanno in comune il tema centrale intorno al quale ruotavano: la riforma della scuola di cui anche allora si discuteva”.
A concordare con il sottosegretario è lo storico leader della contestazione Mario Capanna: “E’ un sottosegretario giovane che per fortuna, contrariamente a molti adulti di oggi, non si è scordato di quando aveva 16-20 anni. Ha detto una cosa elementare cioè che quando partecipava all’occupazione della sua scuola ha imparato un sacco di cose. E questo è stato vero per milioni di persone”.