Il caso dei 43 allievi maestri di Iguala scomparsi tiene ancora banco in Messico. Sentito dal The Telegraph, Juan Manuel Robledo, sottosegretario per gli Affari multilaterali e i Diritti umani del governo messicano, ha difeso l’operato del governo centrale: “Abbiamo affrontato il caso con il massimo di audacia, apertura e trasparenza possibile”.
Nel frattempo il Presidente Enrique Pena Nieto ha messo piede per la prima volta nello Stato del Guerrero, 70 giorni dopo il fatto delittuoso che ha commosso e infervorato i messicani, e ha presentato un piano di investimenti a favore del turismo locale.
Governo assolto
Era il 26 settembre quando i 43 giovani furono rapiti. Da allora il Messico è stato messo a ferro e fuoco al grido di “li hanno portati via vivi, devono tornare vivi”: questo lo slogan che ha contraddistinto le manifestazioni di massa di queste ultime settimane. Robledo, però, non ha recriminazioni sulla gestione delle indagini da parte delle autorità federali. “Che io ricordi il modo di gestire questa situazione difficile da parte del governo non ha paragoni nella storia del Messico” ha puntualizzato il sottosegretario.
Il caso dei ragazzi di Iguala ha scosso le coscienze dei messicani. “Non vogliamo nascondere la gravità del fatto”, ha dichiarato Robledo, secondo il quale però “come avviene in molte parti del mondo le proteste sono collegate ad altre esigenze sociali”. Robledo ha sottolineato che per i fatti di Iguala sono state arrestate 75 persone (delle quali 21 erano in forza alla polizia municipali) e il Presidente Pena Nieto ha subito annunciato una riforma strutturale della polizia: questo bisogna dire sull’operato del governo.
Incalzato dall’inviata del Telegraph, che gli faceva notare come dopo 10 settimane ancora niente di certo si sappia sulla sorte dei maestri rurali, il sottosegretario ai Diritti umani ha risposto che “un’equipe di scienziati dell’Università di Innsbruck sta lavorando su alcuni resti umani ritrovati all’interno di fosse comuni scoperte la scorsa settimana” ma “finché non ci saranno prove certe è normale che i genitori sperino che i loro ragazzi siano ancora vivi”.
Turismo e barbarie
Pepe Mujica, Presidente dell’Uruguay, ultimamente ha affermato che il Messico è uno “Stato fallito”. Robledo a tal proposito ha tenuto a controbattere dicendo che “il Messico attira ogni anno 25 milioni di turisti, lui non tiene conto delle diversità del nostro paese: il Messico è un posto unico dove puoi stare in paradiso e all’inferno nello stesso tempo”.
Il Presidente Pena Nieto ha deciso di ripartire proprio dal turismo per recuperare l’alto consenso elettorale di cui godeva fino a un anno fa. Ieri ad Acapulco, nota metà turistica nello Stato del Guerrero, lo stesso di Iguala, ha chiesto ai cittadini uno “sforzo comune per superare il dolore” annunciando che il rilancio turistico della zona “avverrà tramite un piano di pagamento differito delle imposte, sconti del 50% sul pedaggio della strada del Sol, creazione di un fondo speciale per le piccole imprese in crisi, vasto programma di lavoro temporaneo del quale dovrebbero beneficiare 130.000 famiglie”.
Le visite turistiche ad Acapulco hanno subito una battuta d’arresto nel corso dell’ultimo anno. I voli nazionali e internazionali sono diminuiti del 37% negli ultimi sette anni. L’occupazione negli hotel (nel 2013 era al 31%) si trova al livello più basso degli ultimi quattro anni. Nello Stato del Guerrero, in un decennio, gli omicidi sono aumentati del 66% mentre i sequestri sono triplicati.