“Ogni maledetto Natale” ridere al cinema è sempre più difficile
Dimmi come (e con chi) passi il Natale, e ti dirò chi sei. Odiato da alcuni, amato da altri, su una cosa il 25 dicembre vede d’accordo tutti: è una festa che mette l’ansia. C’è l’ansia da prestazione, quella da felicità obbligata, e quella per i regali last minute. Poi c’è l’Ansia, che di solito scatta quando una coppia arriva alla fase del “Ti presento i miei”. Massimo (Alessandro Cattelan) e Giulia (Alessandra Mastronardi) si conoscono e innamorano proprio a ridosso del giorno più importante dell’anno (?), e questo rimette in discussione il loro modo di celebrare la ricorrenza. Il rapporto sopravviverà alla conoscenza delle rispettive famiglie? Inizia così Ogni maledetto Natale (1), la commedia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo che si avventura in un campo minato, o meglio, tradizionalmente presidiato dai cinepanettoni.
Per Massimo, rampollo dei miliardari romani Marinelli Lops, Natale è un giorno come un altro, un giorno da far scorrere il più in fretta possibile, per poi archiviarlo. La sua famiglia, d’altra parte, dedica il 25 dicembre a un altro genere di “celebrazione”: quella dei risultati dell’azienda. Non è difficile perciò capire perché il giovane voglia trovare la propria strada al di fuori del sentiero tracciato dai genitori. E quando Giulia lo invita a trascorrere la festività a Cucuia, nel viterbese, dalla sua famiglia, gli si apre un “mondo” nuovo e per certi versi incomprensibile.
Così, alla compassione ipocrita dei Marinelli Lops, al materialismo esasperato nascosto dietro una febbrile religiosità, i Colardo della Tuscia contrappongono una vitalità generosa, anche se convulsa e possessiva. Eppure, se gli opposti si rovesciano, le umanità si possono ritrovare, inaspettatamente, più vicine del previsto.
Ogni maledetto Natale segna il ritorno al cinema di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo dopo Boris, il film che ha concluso l’omonima serie, diventata un cult per i lampi di ironia dissacrante con cui sbugiardava un certo tipo di televisione.
Punti dolenti e aspetti interessanti
Qui però non mancano i punti dolenti. Primo tra tutti, una sceneggiatura debole, che non riesce ad approfondire davvero i personaggi, e particolarmente inconsistenti risultano quelli appartenenti alla famiglia Colardo. Nella prima parte di Ogni maledetto Natale infatti, prevale su tutto la resa caricaturale, al limite della macchietta.
Interessante invece lo “sdoppiamento” degli attori, che prestano il volto, con accenti e tic a volte assolutamente speculari, ai parenti di Giulia e a quelli Massimo. Uno “stratagemma” utile a sottolineare che certi comportamenti, certe dinamiche, nascondono spesso un’altra faccia, e quando questa emerge, gli effetti possono essere esilaranti.
Grottesco, cinico e autenticamente cattivo è invece il ritratto della famiglia Marinelli Lops, di cui, come se fossimo nel retroscena, catturiamo l’anima meno nobile, quella che resta, al netto degli abiti di lusso, dei palazzi sfarzosi e della beneficienza praticata come un automatismo. Laura Morante riassume tutto questo con estrema efficacia attraverso l’interpretazione della madre di Massimo. Dispiace invece che il personaggio di Corrado Guzzanti risulti totalmente fuori contesto.
Complessivamente, per chi ha amato Boris, probabilmente Ogni maledetto Natale non è all’altezza delle aspettative. Parafrasando uno dei protagonisti della serie tv, si potrebbe dire che la pellicola è “troppo televisiva”. Ma in fondo non è questo il suo peggior difetto bensì, come ha notato qualcuno, che «non c’è film più drammatico di una commedia che non sappia far ridere».