L’Italicum potrebbe cambiare: Anna Finocchiaro, relatrice del ddl sulla nuova legge elettorale, ha depositato in Senato due emendamenti che riprendono le nuove linee guida indicate dal presidente del Consiglio. I due emendamenti riguardano il premio di maggioranza alla lista, non più alla coalizione, che supera il 40% dei voti (non più il 37%), mentre le soglie di sbarramento per i partiti non coalizzati scenderebbero dall’8% al 3%.
Per l’elezione della Camera ci saranno 100 collegi plurinominali, per il Molise è previsto un unico collegio plurinominale. Ogni elettore “dispone di un voto per la scelta della lista” su un’unica scheda. L’elettore potrà “esprimere uno o due voti di preferenza”, mentre per la seconda preferenza l’elettore dovrà scegliere “un candidato di sesso diverso rispetto al primo”, pena la “nullità della medesima preferenza”.
Sul ritorno alle preferenze ha espresso i suoi dubbi il presidente del PD Matteo Orfini, in riferimento all’inchiesta della Procura di Roma su Mafia Capitale: “le preferenze e le primarie se usate male possono favorire le infiltrazioni” – che ha aggiunto: “e preferenze non vanno demonizzate ma guardiamo quello che è successo a Roma e a Venezia: forse una riflessione sullo strumento preferenze andrebbe fatta”.
Non è passata invece la clausola di salvaguardia nell’ordine del giorno del leghista Roberto Calderoli in Commissione Affari Costituzionali: il documento è stato riformulato dalla relatrice Anna Finocchiaro, stralciando le parti che facevano riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum. La clausola rappresentava una norma che mettesse a sistema la normativa elettorale vigente, ovvero il Consultellum. Siccome però il governo, così come la Consulta, ritiene quella legge “autoapplicativa” la clausola è stata stralciata col voto di tutti, Calderoli compreso, tranne M5s e Sel.
Da una parte le modifiche, dall’altra sembra crescere la tentazione di un ritorno al “Mattarellum”, come traspare dalle parole di Debora Serracchiani, vicesegretario Pd: “Ci sono due alternative, per la clausola sulla legge elettorale: o si lasciano le cose come sono o si torna al Mattarellum”.
Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi esclude invece la possibilità di un voto anticipato. In merito all’introduzione di una clausola di salvaguardia per la legge elettorale, ha risposto: “può essere ragionevole introdurre una data certa ma a mio avviso non ha molta utilità politica perché torneremo a votare nel 2018 con una nuova legge elettorale e anche con le riforme costituzionali già sottoposte a referendum”.
Ilaria Porrone