Il direttorio compie i suoi primi passi. Vedere i 5 stelle in televisione è un po’ come portare al mare un bambino per la prima volta. Un evento più unico che raro. Sotto la luce dei riflettori e delle telecamere, alcuni sono (va detto) molto efficaci. Altri straparlano. Ieri uno dei membri del direttorio, Alessandro Di Battista, è intervenuto a Ballarò da Massimo Giannini. E mediaticamente è uno dei migliori. Ovviamente non interviene nel “pollaio” del talk, ma con una breve intervista in collegamento esterno.
Il “Diba” è noto ai media e a molti cittadini che non bazzicano il web per il suo post il cui succo era: “Il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore”. Tema: Isis e terrorismo internazionale. I titoloni sui giornali, come sempre avviene in questi casi, erano apparsi piuttosto strumentali additando il deputato romano come un “complice” e devoto al movimento di al-Baghdadi. Ieri sera lo stesso Di Battista è tornato sull’argomento: “I giornalisti scrivono quello che vogliono. Quest’estate hanno scritto che ero pronto a farmi saltare in aria nella metropolitana di Roma perché avevo fatto delle dichiarazioni poi riprese parzialmente anche da Papa Francesco”.
In verità nessuno lo aveva portato su quel binario spinoso. Giannini infatti lo aveva incalzato su un articolo dell’ Economist di questa settimana intitolato “Falling star” in cui veniva fatta “un’analisi impietosa sul Movimento 5 stelle e sul suo leader autocratico”. Di Battista, colpito nell’orgoglio, ma senza scomporsi, risponde così che è tutta una balla dei giornalisti e che pure papa Francesco si è ispirato al “Diba pensiero” in una delle sue omelie. Ergo: non mi importa nulla di quello che viene scritto contro il Movimento 5 Stelle. Anzi “vaffa” anche ai cronisti. Qualche risata in studio. Ma l’unico apparentemente sconcertato, con un sorrisone ironico, è Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, da sempre su posizioni ortodosse a difesa delle pantofole vaticane.
L’intervista si chiude così anche se in verità qualche dato politico rilevante si coglie. Tipo: “Ancora non abbiamo i voti per governare ma prima o poi succederà, ne sono convinto”. Oppure “il rapporto con Grillo è ottimo”. Chiusura: “Gli elettori non ci premiano alle amministrative ma le inchieste come quella di Roma ci dimostrano che esiste il voto di scambio, ed è per questo che prendiamo pochi voti”. Insomma il movimento è in calo a causa del voto di scambio. Forse, ci permettiamo di aggiungere noi, fare un po’ di autocritica a volte non guasterebbe. Non vorremmo infatti che una delle maggiori opposizioni, se non l’unica, sparisse in fretta e lasciasse adito a vuoti pericolosi. Ci pensi Di Battista, ci pensi.