Occupy Central, il movimento di protesta che da due mesi ha posto il suo campo base tra le arterie principali di Hong Kong, comincia a perdere mordente. Forse si è definitivamente esaurito. Oggi la polizia ha ordinato la smobilitazione ai manifestanti. Al rifiuto di sgomberare opposto da questi, la polizia ha risposto passando alle vie di fatto.
Lo sgombero
Stamattina la polizia si è presentata di fronte alle tende degli studenti universitari che da Settembre chiedono che le elezioni per il rinnovo dell’esecutivo dell’ex colonia britannica del 2017 siano un “vero suffragio universale”. Un ufficiale giudiziario ha letto un comunicato in cui si intimava agli occupanti di smobilitare il presidio nel giro di mezz’ora, pena l’arresto. A quel punto, secondo il resoconto degli inviati di Associated Press, il capo della federazione studentesca Alex Chow ha radunato la folla dicendo che la lotta non era finita.
Dopo l’ennesimo avvertimento, la polizia ha cominciato a trascinare via i manifestanti, nel frattempo operai e gru hanno smantellato i resti del campo base delle proteste studentesche. Hanno applaudito la scena i piccoli esercenti della zona dell’Ammiragliato, il quartier generale del movimento Occupy, da sempre avversari delle proteste, colpevoli di averne minato gli affari.
Quello che resta
Stephanie Cheung, editorialista del South China Morning Post, pur costatando l’esaurimento della spinta proposta da Occupy Central ha rilevato come “le proteste dell’ombrello hanno mostrato che a Hong Kong serve un nuovo cuore”. Dopo la scelta dei maggiori leader della protesta di consegnarsi alle autorità, gli studenti sono rimasti soli e probabilmente adesso sono stati definitivamente sconfitti, almeno sul campo, perché in realtà “non c’è una persona ad Hong Kong che non sia stata toccata dalle proteste, che non abbia la sua posizione in merito”.
In breve “questo movimento ha risvegliato degli interessi più profondi del semplice guadagnarsi da vivere, dello shopping, del divertimento”. Anche se connotata da uno “spirito iconoclasta”, tuttavia “la protesta è stata portata avanti in nome di ideali e nuove ambizioni”. A differenza del “vecchio spirito, basato sulla stabilità politica e sociale, questo nuovo spirito si basa su dei valori non finanziari”. Ora alla politica spetta il compito di non alimentare più lo “spirito di divisione” e dare a Hong Kong un nuovo cuore di “tolleranza liberale”.