Banche scandinave: pronte a reagire all’indebolimento dell’Euro
Le banche centrali dei paesi scandinavi, fuori dall’Eurozona, corrono ai ripari in previsione di un indebolimento della moneta unica. Svezia, Danimarca e Norvegia sono preoccupate per le dichiarazioni, sempre più accomodanti e favorevoli, di Mario Draghi riguardo al varo di un “quantitative easing” e di altri stimoli monetari, che potrebbero determinare una ripresa della competitività delle economie dell’unione monetaria tutta a discapito della Scandinavia.
Svezia
La prima a reagire agli sforzi della Bce di indebolire l’Euro è stata la Svezia. Il governatore della banca centrale Stefan Ingves ha azzerato i tassi alla fine di Ottobre, dopo aver attuato una politica monetaria restrittiva dal 2010 in poi. Pare che anche la Svezia sia in procinto di dare il via a una procedura di “alleggerimento monetario”, anche se la crisi politica in atto potrebbe far slittare il progetto a dopo le elezioni politiche, previste per l’inizio del 2015.
Danimarca
Lars Rhode, governatore della banca centrale danese, ha annunciato che la sua priorità sarà difendere il tasso di cambio tra la corona e l’euro. La politica del cambio controllato, perseguita da oltre 30 anni in Danimarca, potrebbe essere messa a rischio dal deprezzamento della moneta unica. La banca centrale di Copenaghen ha un target di 7,46038 corone contro un euro, con un margine di tolleranza del 2,25%. Dal 1999 ad oggi, però, il tasso di cambio non si è mai allontanato di più dell’1% dal target.
Norvegia
La banca centrale norvegese ha tagliato a sorpresa i tassi dello 0,25% all’1,25% per la prima volta in 2 anni. Il governatore Oeystein Olsen ha dichiarato che esiste il 50% di probabilità che vi sia un nuovo taglio nel 2015. Al momento l’economia norvegese è alle prese anche con il crollo del costo del petrolio. Le compagnie petrolifere hanno tagliato gli investimenti: l’anno prossimo diminuiranno del 15% secondo la banca centrale. La crescita del Pil per il 2015 è attesa all’1,5%, le stime di settembre la davano in crescita del 2,25%.