Le riforme continuano a turbare i sonni di Matteo Renzi. Dopo le difficoltà sull’Italicum, ieri è arrivato il turno della riforma del Senato, con le frange contrarie al patto del Nazareno (sinistra Pd e i fittiani di Fi) che continuano a mettere i bastoni tra le ruote al premier Matteo Renzi.
Ultimo episodio, in ordine di tempo, quello che ha visto ieri il governo andare sotto su due emendamenti, a firma della minoranza dem, che eliminano i senatori a vita e su cui l’esecutivo aveva dato parere contrario. Episodio che poco fa è stato definito inaccettabile dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio: “Quello che è successo ieri non esiste. C’è un accordo, il governo è impegnato ad andare avanti con il programma, basta segnali di vecchia politica. Se la minoranza del Pd vuole andare a votare lo dica. Noi vogliamo continuare e arrivare fino al 2018”.
Ma c’è dell’altro. Il senatore Vannino Chiti ha presentato un altro emendamento nel quale sta scritto a chiare lettere di sostituire l’Italicum con il Mattarellum. Come a dire che si è perso un anno buono quando bastava tornare alla legge elettorale in vigore fino al 2005. Se non è un affronto, poco ci manca. A questo punto, a voler andare a votare potrebbe essere soprattutto Renzi. I motivi? Molteplici. Tanto per cominciare, l’estrema litigiosità dei gruppi parlamentari del Pd, nati bersaniani e diventati obtorto collo renziani.
Con nuove elezioni, magari da tenersi proprio con il Mattarellum, Renzi avrebbe la ghiotta opportunità di fare piazza pulita di buona parte di tutti gli oppositori interni. Inoltre, da non sottovalutare è anche il fatto che in primavera si terranno regionali e amministrative e il premier potrebbe cogliere l’occasione per un mega election day.
Vi è poi il nodo, spinosissimo, dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, date ormai per assodate le dimissioni di Napolitano. I 101 che nell’aprile 2013 impallinarono Prodi sono ancora tutti lì, coperti da anonimato: il rischio, grosso, è che molti rottamati possano prendersi una bella rivincita contro il permier-segretario.
Da non sottovalutare anche la questione europea: la premiata ditta rigorista Merkel-Juncker ha rimesso nel mirino l’Italia, tornando a chiedere riforme e austerità. Le elezioni potrebbero quindi essere un ottimo espediente per guadagnare tempo.
Ma, in fondo a tutto, c’è l’intima convinzione personale di Renzi di poter vincere in maniera larga le politiche. Nonostante il Pd sia in calo nei sondaggi, all’orizzonte non si vedono grandi alternative: non lo è un Movimento 5 Stelle diviso, non lo è un Berlusconi al crepuscolo, e non lo è nemmeno Matteo Salvini, nonostante il suo gradimento salga nei sondaggi. Insomma, i punti a favore di uno show-down elettorale in primavera sono molti. Staremo a vedere.