A fine novembre il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha deciso di rilanciare la propria leadership sciogliendo la Camera giapponese. Si andrà al voto con due anni di anticipo. La decisione di Abe è stata dettata dalla necessità di ritardare l’impopolare varo di una nuova tassa sui consumi. Più in generale la sua strategia economica non sta dando i frutti sperati e il paese sembra condannato alla recessione. Anche se in calo, il consenso che ancora riscuote tra i giapponesi, domenica, gli permetterà di ottenere un altro mandato.
Abeconomics
A metà novembre il Giappone è ufficialmente entrato in recessione. L’economia è il punto debole di Abe, oggi come durante il suo primo mandato terminato nel 2012. L’attuale primo ministro è comunque apprezzato in Giappone per le sue scelte di politica estera, compreso il ripristino delle capacità militari del paese, bloccate sin dal dopo guerra. La scelta si aumentare le tasse sui consumi nell’aprile scorso (per finanziare una forte iniezione di denaro pubblico nel mercato), insieme a un forte aumento dei prezzi (nonostante il paese soffra da 15 anni di delfazione), hanno convinto i giapponesi a tenere gli yen in tasca. Abe ha poi annunciato che era intenzione del governo aumentare le tasse sui consumi di un altro 10%: il terzo trimestre consecutivo in perdita ha definitivamente tolto ogni fascino alla sua strategia economica denominata, appunto, “Abeconomics”.
Per questo il direttore del dipartimento per gli studi asiatici della Temple University di Tokyo, Jeff Kingston, ha commentato la scelta di andare al voto come un “azzardo” dettato dalla necessità “di non perdere ulteriormente consenso visto che esso sta già collassando”. Secondo un recente sondaggio della NHK, la tv pubblica giapponese, Abe ha perso 8 punti di gradimento in un solo mese.
Nessuna alternativa
Sembra, tuttavia, che il Partito liberal democratico, con in testa Abe, e l’Abeconomics stessa siano “l’unica strada” per il Giappone, tanto per usare uno slogan usato proprio dal partito di governo. Secondo il giornale progressista Asahi Shimbun, il partito di Abe potrebbe addirittura aumentare la propria rappresentanza in parlamento alle elezioni di domenica, passando da 294 a 317 seggi su 475. In tal modo avrebbe i due terzi della Camera e la possibilità di governare da solo (al momento condivide la maggioranza con il partito Komeito). Il maggiore partito d’opposizione, il Partito democratico giapponese, al momento ha solo 54 seggi, tra l’altro è ampiamente considerato allo sbando.
Iwao Osaka, politologo della Rikkyo University di Tokyo, intervistato dal The Washington Post ha dichiarato che “Abe vincerà la elezioni, il problema verrà dopo e sarà sempre lo stesso, l’economia debole”. Le agenzie di rating hanno minacciato di declassare l’economia giapponese per il ritardo nel varare la tassa sui consumi, ma nel frattempo il mercato azionario non andava così bene da 7 anni a questa parte. Lo yen non è mai stato così basso rispetto al dollaro, negli ultimi 7 anni, il che dovrebbe favorire le esportazioni.
Etsuro Honda, professore di economia all’Università di Shizuoka, considera che gli effetti dell’Abeconomics si mostreranno nel lungo termine. “Il problema è la mentalità della gente – ha detto Honda – dopo 15 anni di spirale deflazionistica la gente non era pronta a vedere un tale aumento dei prezzi”. La gente ha ricevuto una “scossa”, ovvero “la prima tranche di tasse sui consumi ha avuto effetto” ora “sto consigliando al primo ministro di redistribuire le risorse sulle famiglie con reddito medio-basso per contrastare la diminuzione dei salari, che fa apparire i prezzi ancora più alti”.