Mauritius, conta circa un milione e 300.000 abitanti, è considerata uno dei paesi africani dove le regole della liberal-democrazia e il principio dell’alternanza al potere si sono affermati con maggior successo. Secondo Freedom House è l’unico stato africano che ha un sistema politico e delle istituzioni pienamente democratiche. Mauritius è anche la seconda nazione più ricca dell’Africa, con un prodotto interno lordo pro capite di 9200 dollari (7200 €). È seconda solo alla Guinea Equatoriale che basa gran parte del suo successo sull’esportazione del petrolio.
Gli elettori della nazione insulare situata nell’Oceano Pacifico, il 10 Dicembre sono stati chiamati alle urne per eleggere la nuova assemblea nazionale.
Riforma “autoritaria”
La campagna elettorale ha messo a confronto due schieramenti: quello formato dal Partito laburista (Ptr) e dal Movimento militante mauriziano (Mmm), i due principali partiti del paese, e quello guidato dal Movimento socialista militante (Msm) e dal Partito socialdemocratico (Pmsd). Ptr e Mmm, tradizionalmente avversari, si sono presentati insieme a questa tornata. L’obiettivo era quello di ottenere un’ampia maggioranza in parlamento per poi promuovere una riforma costituzionale che attribuisse maggiori poteri al presidente, quei poteri che oggi sono ancora concentrati nelle mani del primo ministro.
Attualmente la carica di Presidente delle Mauritius ha una veste esclusivamente “cerimoniale”. La riforma che i partiti di governo avevano intenzione di varare ne prevedeva anche l’elezione diretta mentre, in questo momento la sua elezione spetta ai parlamentari.
Il trionfo dell’opposizione
A trionfare, però, è stata l’opposizione contraria a una riforma costituzionale “autoritaria”. Il Movimento socialista militante (Msm) e il Partito socialdemocratico (Pmsd) si sono assicurati 47 dei 62 seggi dell’assemblea nazionale. Solo 13 sono andati al Partito laburista al governo e ai suoi alleati favorevoli alla riforma. Il primo ministro Navin Chandra Ramgoolam, figlio del capo dell’esecutivo che ha portato il paese all’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1968, ha ammesso la sconfitta del suo schieramento.
A guidare l’opposizione alla vittoria il 95enne Anerood Jugnauth. Questi è stato presidente di Mauritius dal 2003 al 2012 e primo ministro una prima volta tra il 1982 e il 1995 e, eletto per un secondo mandato, tra il 2000 e il 2003. Jugnauth ha promesso di rilanciare l’economia, basata in gran parte sul settore turistico, tessile, dei servizi finanziari oltre che sulla coltivazione della canna da zucchero.