E’ una vera e propria forma di cooperazione, o aiuto allo sviluppo, ma tassata in modo abnorme, vampiresco.
Sto parlando delle rimesse degli immigrati africani alle famiglie nei loro paese. Sebbene abbiano raggiunto livelli record – circa 60 milioni di dollari all’anno – le spese abbinate ai trasferimenti di denaro sono eccessivamente elevate e causano una perdita di 1,8 miliardi di dollari l’anno.
E’ quanto risulta da un rapporto dell’Ong britannica Overseas Development Institute in cui si sottolinea che solo due società controllano il mercato dei trasferimenti all’estero, Western Union e MoneyGram, che possono, di conseguenza, agire in una situazione di i monopolio. Basta pensare che per un invio di denaro verso l’Africa sub sahariana, le spese sono di circa il 12% su una somma di 200 dollari, il doppio rispetto alla media mondiale.
Di fatto questa tassa sui trasferimenti rappresenta denaro in meno per le famiglie che ne hanno bisogno, per investire nell’istruzione, nella sanità, nella costruzione di un futuro migliore.
Si, perché l’invio di denaro in Africa di solito ha le stesse motivazioni e gli stessi obiettivi dei progetti di cooperazione e di sviluppo delle agenzie umanitarie: scuola, sanità, agricoltura, inizio di attività imprenditoriali.
Sarebbe logico pensare che chi ha come “mission” l’aiuto all’Africa si ponga il problema e magari operi per spezzare il monopolio di Western Union e MoneyGram. Oppure che operi per finalizzare in modo più organizzato le rimesse degli immigrati che, di fatto, presi nel loro insieme, sono la più grande e potente agenzia di cooperazione.
Sono anche una agenzia di grande competenza: chi meglio di loro può conoscere quali sono i bisogni di villaggi, di comunità, di interi quartieri nelle grandi megalopoli africane.
Invece gli immigrati sono la parte più debole di tutto il sistema. Tanto debole che li si può tassare con una quota talmente esosa che la si dovrebbe definire “una tangente”.
Raffaele Masto