Nei giorni scorsi, grazie alle indagini condotte dal quotidiano Aftenposten, è venuta alla luce quella che potrebbe essere la più grande rete di spionaggio mai scoperta nella storia recente della Norvegia. Nei dintorni del Parlamento e di alti importanti uffici istituzionali di Oslo sono state ritrovate delle microspie di ultima generazione: erano state occultate nei sistemi di comunicazione cellulare. Erano in grado di tracciare gli spostamenti e di captare le conversazioni via sms e via mail, bucando gli “scudi” di protezione telematica. Obiettivo delle intercettazioni erano esponenti di spicco del mondo politico ed economico norvegese.
Le indagini
Il capo della polizia di Oslo, Siv Alsen ha detto senza scomporsi che “lo spionaggio a questo livello è diffuso da molti anni in Norvegia”. Dalla lista dei colpevoli in prima battuta sono state escluse la stessa polizia ma anche i servizi segreti nazionali. D’altronde, gli stessi esperti ascoltati dagli autori dello scoop hanno confermato che – per le dimensioni e per i mezzi di cui si avvaleva – non può esserci esclusivamente un’intelligence dietro questa operazione.
I servizi segreti (Pst), una volta preso il controllo dell’investigazione hanno preferito la diplomazia: “non sappiamo ancora chi vi sia dietro – ha dichiarato l’agente Arne Chrisitan Haugstoyl – ma posso dire che vi sono numerose potenze straniere in grado di usare questo tipo di tecnologia”. I media norvegesi hanno immediatamente collegato la scoperta del sistema di spionaggio con l’annuncio da parte delle autorità di Oslo di interrompere la collaborazione militare con i paesi ex Sovietici anche per il 2015.
I sospetti su Russia e Cina
Stale Ulrichsen del Norwegian Institute of International Affairs ha puntato il dito contro la Russia e la Cina. La Norvegia è in freddo con Mosca da molto tempo e le relazioni con la Cina non sono mai state buone soprattutto per i coincidenti interessi nell’Artico (estrazione di petrolio, gas e minerali), entrambe le nazioni potrebbero essere interessate a spiare l’entourage del primo ministro. Inoltre, sia la Russia che la Cina possiedono le tecnologie necessarie a condurre un’operazione del genere.
Richard Forno dell’Università di Baltimora, tra i maggiori esperti di tematiche legate alla sicurezza telematica, scagiona gli Usa anche se solo un attore statale può aver condotto un’operazione di tal fatta. D’altra parte, gli Stati Uniti sono in possesso di queste tecnologie, anche se per lo più vengono utilizzate in chiave controspionaggio: “se le hanno usate sapevano che avrebbero alimentato i sospetti nei confronti di servizi di intelligence meno avanzati” chiarisce Forno. Seguendo le rivelazioni di Eduard Snowden non si può escludere un coinvolgimento degli Usa, anche se appare al momento poco probabile.