Ancora meno uno nel gruppo dei parlamentari del Movimento 5 Stelle: a lasciare il posto alla Camera, questa volta volontariamente, è Tommaso Currò che al termine della dichiarazione di voto sulla risoluzione relativa al Consiglio Ue, per la quale ha votato sì, ha annunciato: «Voglio sentirmi sereno e orgoglioso di lavorare per un progetto politico nel quale riconoscermi e attraverso il quale operare. Oggi questa condizione in M5S non c’è più ».
Dopo questo fulmine a ciel sereno, ne è nata una bagarre nei gruppi del Movimento 5 Stelle e del Pd: silenzio tombale tra i pentastellati, a cui è seguito un Carlo Sibilia che ha urlato al Premier «Lo hai pagato eh?» e gesti di esultanza ed applausi da parte dei deputati del Pd e della maggioranza.
«Attribuisco al governo il merito di aver adottato per la prima volta decisioni in ambito europeo che hanno marcato un segno di discontinuità con le politiche di austerità del passato, concausa dello stato di crisi in cui versa oggi il Paese» ha dichiarato Tommaso Currò. «Nel Movimento 5 Stelle da un lato c’è chi si assume la responsabilità di governare il Paese e dall’altro chi tenta di risolvere la crisi esclusivamente con atteggiamenti pregiudizievoli per la stabilità delle Istituzioni della Repubblica. C’è chi intende migliorare le regole per un Europa più equa e più giusta e chi propone alleanze con la destra populista di Farage, predicando una deleteria uscita dall’Euro e minando quel processo di integrazione degli Stati che ha permesso all’Europa di godere del più lungo periodo storico di pace. Con il 25% del consenso elettorale dovevamo contribuire a risolvere i problemi del Paese e rendere l’Italia più competitiva nello scenario internazionale, invece, nonostante il dissenso interno, abbiamo giocato alla delegittimazione ed alla distruzione senza alcuna forma di rispetto e di responsabilità. Abbiamo utilizzato l’alibi del 51 %, inteso come unica forma possibile di governo per giustificare una condotta del tutto omissiva verso le attese che ben 8 milioni e 700 mila italiani avevano riposto in noi. Condivido il tentativo di rinnovamento della classe dirigente del Paese, ed al pari di molti colleghi qui presenti, intendo partecipare attivamente al processo di moralizzazione della politica. Infine, rivendico il mio diritto a rappresentare il territorio nel quale sono stato eletto».
«Nei momenti, in cui ho cercato di rappresentarne gli interessi» ha concluso Currò, «ho paradossalmente avuto più ostacoli dal movimento a cui appartengo rispetto agli altri partiti. Voglio sentirmi sereno ed orgoglioso di lavorare per un progetto politico nel quale riconoscermi e attraverso il quale operare: oggi Signor Presidente questa condizione in questo gruppo non c’è più. Le comunico quindi le mie dimissioni dal Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle».
A queste parole è stata fulminea la reazione del deputato pentastellato Manlio Di Stefano che ha affermato: « Finalmente Currò chiarisce che il suo mandato non era quello datogli dal M5S ma quello di Matteo Renzi». Stando ad alcune voci che circolano tra i pentastellati, Grillo e Casaleggio sarebbero sollevati per l’uscita di Currò dal gruppo.
Le contestazioni tra piddini e grillini hanno avuto un seguito anche nell’aula del Senato dove, dopo che alcuni senatori del M5S hanno urlato contro Matteo Renzi, quest’ultimo si è così difeso:« Il fatto che stiate perdendo pezzi ogni giorno non vi autorizza a interrompere. Siamo solidali con voi e capiamo la vostra difficoltà: vi mandiamo un caro abbraccio ma il nostro compito è continuare a lavorare per il bene dell’Italia nonostante le vostre urla, le vostre grida, nonostante la frustrazione che comprendiamo. Ma credo ci sia una ragione se non vi votano più» i milioni di elettori delle politiche 2013».
Erika Carpinella