Alle prime luci dell’alba i curdi peshmerga che combattono nel nord dell’Iraq hanno annunciato di aver riportato la prima grande vittoria sulle formazioni dello Stato Islamico. Le forze del Califfato sono state battute sul monte Sinjar. Liberati dall’assedio che durava da inizio Agosto gli yazidi. L’attacco è stato condotto insieme al supporto aereo inviato dal Pentagono. Sempre dagli Usa dichiarano di aver ucciso alcuni esponenti di spicco dell’Isis.
La conquista di Sinjar
Nella mattinata di mercoledì 8000 miliziani curdi hanno dato il via “alla più grande operazione condotta contro l’Isis finora”, per usare le parole del Capo per la Sicurezza del Kurdistan. I combattenti peshmerga, dopo due giorni, sono riusciti ad aprire un corridoio tra lo Jebel Sinjar, una striscia di montagne lunga 1300 chilometri a metà tra il nord dell’Iraq e la Siria, e il Kurdistan iracheno.
L’operazione era volta alla liberazione della minoranza curda degli yazidi. Questi erano intrappolati sin da Agosto sul monte Sinjar. Nella loro avanzata verso la Siria le truppe dell’Isis avevano conquistato la città omonima, a sud del monte, costringendoli a scappare sugli altipiani. Dopo mesi di assedio è stato scongiurato il pericolo di un genocidio.
Oggi comincerà l’evacuazione degli yazidi e degli altri profughi siriani che avevano trovato rifugio sul Sinjar. Al successo delle truppe peshmerga hanno contribuito 53 raid aerei americani. Proprio l’assedio del monte Sinjar aveva convinto gli Usa a intervenire contro l’avanzata dell’Isis in Iraq.
Uccisi 3 leader dell’Isis
Confermate le indiscrezioni che attribuivano ai bombardamenti americani, avvenuti tra il 3 e il 9 dicembre, l’uccisione di alcuni leader di medio livello dello Stato Islamico. Si tratta di Abd al Basit, capo delle operazioni militari in Iraq, e Haji Mutazz (conosciuto anche come Abu Muslim al-Turkmani), un collaboratore stretto di Abu Bakr al Baghdadi. Il Pentagono ha anche confermato l’eliminazione di Radwin Talib, governatore della città di Mosul, in un raid di fine novembre.
Nell’Iraq settentrionale la strategia di Obama sta avendo degli effetti positivi. Truppe di terra locali supportate dall’alto stanno assestando dei duri colpi in prossimità delle roccaforti dell’Isis. Tuttavia Obama non riesce a trovare truppe affidabili, come i curdi, nel resto del paese. L’esercito iracheno è debole e frammentato mentre le truppe sunnite dell’Iraq occidentale non sembrano voler appoggiare gli Usa e il governo di Baghdad.