Mafia Capitale, Alfano e Grasso in coro: “Norme per favorire pentitismo”
In contemporanea con la decisione del tribunale dei Riesame di Roma di confermare il carcere per Salvatore Buzzi, Giovanni De Carlo e altri 9 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Mafia Capitale” (torna libero tra gli altri Riccardo Mancini, ex Amministratore delegato di Ente Eur), intervengono nel dibattito il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il Presidente del Senato Pietro Grasso. Nei giorni scorsi non si è parlato d’altro: nuove norme, pene più pesanti, “daspo per i corrotti”, “via i ladri!”, “vergogna!”.
L’Inchiesta. “Ho visto tanta approssimazione nel giudicare l’inchiesta. Rinnovo la stima e la fiducia al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone per un’inchiesta che è fondata” dice Angelino Alfano alla presentazione dei risultati operativi della Dia nel 2014. Poi sull’ipotesi di scogliere il comune di Roma, Alfano continua: “La Commissione prefettizia è al lavoro” ma bisogna agire con i piedi di piombo quando si tratta di sospendere la democrazia”.
Mafia 2.0. Alfano: non si può pensare che “l’organizzazione mafiosa sia un club con sede a Corleone e con uomini con la coppola. La mafia è metodo e cultura”. Segue Grasso a ruota: “le mafie sono cambiate, il volto violento e brutale della criminalità organizzata non è più il grave pericolo”. E allora quale sarebbe questo pericolo? “E’ il volto scuro delle mafie a doverci spaventare- annuncia il Presidente di Palazzo Madama- quello che si infiltra dentro la società, dentro le istituzioni, dentro l’economia, che controlla territori e impedisce lo sviluppo e una piena democrazia”.
Tutti corrotti. Secondo l’Institut de criminologie et de droit pénal di Losanna, ci sarebbero solo 156 detenuti per reati economici e fiscali: lo 0,4%, 10 volte in meno rispetto alla percentuale europea (4,1%). Anche il ministro Alfano commenta i dati: “La corruzione è un cancro che spesso si sposa con le organizzazioni criminali e occorre essere ancora più duri dal punto di vista normativo” perciò “sono pronto a sostenere una norma che favorisca il pentitismo nei sistemi corruttivi”. Gli fa eco Grasso: “è necessario ricorrere ad una legislazione premiale per chi denuncia comportamenti illeciti, come avviene per la criminalità organizzata”.
Giacomo Salvini