“È stato un errore ritirare il film” così Barack Obama ha commentato l’annuncio da parte di Sony di annullare il lancio di The Interview, il film che faceva della satira sul leader nordcoreano Kim Jong Un.
Sony Obama si esprime su ritiro del film
“Non possiamo permettere che un qualche dittatore di un qualche posto imponga la censura negli Stati Uniti – ha detto Obama – perché se questo riesce a impedire l’uscita di un film satirico, pensate cosa potrebbe succedere in occasione dell’uscita di un documentario o di un reportage che non gli piace”. Il Presidente ha poi continuato: “immaginate cosa succederebbe se i produttori cominciassero ad autocensurarsi per non offendere la sensibilità di qualcuno che a buon diritto si meriterebbe di essere offeso”.
L’inquilino della Casa Bianca ha comunque espresso solidarietà nei confronti delle minacce subite dalla Sony sottolineando, tuttavia, che “questo non è quello che siamo, l’America non fa cosi”, in breve, “avrei preferito che prima ne parlassero con me”. Gli Usa risponderanno “in modo proporzionale” ha aggiunto Obama, “ma non dirò come in questa conferenza stampa”.
Micheal Lynton, CEO del compartimento Entertainment di Sony, ha dichiarato che l’azienda ha fatto tutto il possibile per permettere agli americani di guardare il film la cui uscita era prevista Natale. Da Sony precisano anche di essersi messi in contatto con funzionari della Casa Bianca immediatamente dopo gli attacchi informatici, ma di fronte al rifiuto dei grandi distributori di acquistare la pellicola non potevano che annullarne l’uscita.
Le indagini sulla Corea del Nord
L’FBI sta continuando a indagare nella direzione di Pyongyang. Il bureau federale sta ricostruendo l’attività della più nota hacking unit in forza al governo coreano, denominata “Ufficio 121”. Il fatto che per condurre le operazioni di sabotaggio, effettuate ai danni della Sony, sia stato usato un particolare tipo di malware, restringe il campo dei sospetti.
Questo stesso tipo di attacchi era stato condotto mesi fa nei confronti di server statunitensi – precisano dall’FBI – in quel caso non c’era dubbio che fossero stati i nordcoreani. Non si esclude il coinvolgimento della Cina in funzione di supporto agli hacker della Corea del Nord, ma resta un’ipotesi remota.
Il primo attacco condotto contro la Sony si è svolto in novembre, l’azione è stata rivendicata dal gruppo di hacker Guardians of peace. In quell’occasione i pirati informatici si erano appropriati e in seguito avevano pubblicato dati personali dei dipendenti, film inediti, scambi di mail oltre agli stipendi dei manager dell’azienda. Dopo l’annuncio del ritiro di The Interview, i Guardians of Peace hanno risposto con un messaggio: “molto saggio da parte vostra”.