Plus/Minus: alti e bassi della NBA
Ritorna Plus/Minus, la rubrica che vi racconta un po’ delle meraviglie dell’ultima settimana NBA, ma pure un po’ delle storie meno brillanti successe negli ultimi giorni.
PLUS
Kobe Bryant. Non possiamo non mettere in copertina ancora Kobe Bryant, che nella partita contro Minnesota ha superato sua maestà Michael Jordan per numero di punti segnati in carriera diventando così il terzo marcatore ogni epoca. Gli americani (ma non solo loro) ci vanno matti per queste cose, soprattutto se possono paragonare due dei migliori interpreti di questo gioco di ogni tempo e per di più così simili per ruolo e caratteristiche. Noi ci accontentiamo di sottolineare come il 24 gialloviola stia vivendo una seconda giovinezza, frutto di un’etica del lavoro incredibile e di quella ossessione che è tipica dei più grandi di sempre. Il prossimo obiettivo sarà Karl Malone, mentre sul primo posto di Jabbar lo stesso Mamba dice: “ se penso agli oltre 38.000 punti di Kareem, la schiena inizia a farmi un male terribile”. Eterno.
Non ha avuto ovviamente la stessa risonanza, ma Kevin Durant è diventato il secondo più giovane giocatore a raggiungere i 15.000 punti in carriera. Dal suo ritorno OKC sta risalendo prepotentemente le posizioni del tremendo West (8 W nelle ultime 10). Letteralmente clamoroso nella sconfitta contro Golden State quando ne ha messi 30 in 18 minuti prima di infortunarsi alla caviglia ed abbandonare la gara nel primo tempo.
Dwight Howard. Visto che oggi siamo in vena di classifiche, inseriamo anche il centro di Houston che sale al numero 25 di ogni epoca per le stoppate. La curiosità è che il giocatore che ha superato è proprio il suo attuale allenatore, Kevin McHale, immarcabile ala forte di Boston negli anni ’80-’90.
Lou Williams. Qui invece andiamo sul frivolo. Ottimo al momento in uscita dalla panchina Toronto, il giocatore è stato elevato all’idolo delle masse quando ha fatto sapere di essere fidanzato con due ragazze contemporaneamente. Cosa tutt’altro che originale se non fosse che entrambe sono a conoscenza l’una dell’altra e, pare, abbondantemente consenzienti alla situazione. Fenomeno.
DeMarcus Cousins. Si chiude nel migliore dei modi la brutta vicenda del centro di Sacramento, vittima di una meningite virale che lo ha tenuto fuori per 10 gare. Il rientro nella notte di venerdì con 27 punti e 11 rimbalzi fa tirare a tutti un sospiro di sollievo. Avesse messo anche il tiro della vittoria sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Lo ha fallito e i suoi hanno perso 108 a 107, ma per stavolta eviteremo di metterlo nella lista dei cattivi.
MINUS
Jabari Parker. Il rookie di Milwaukee si è rotto il crociato del ginocchio sinistro, e salterà il resto della stagione. Peccato perché la scelta numero due del draft stava salendo nettamente di colpi, trasformando insieme ai suoi compagni i Bucks nella squadra rivelazione della stagione. Sfortunato.
Vivek Ranadive. Il proprietario dei Kings a cacciato coach Malone. Decisione che ha suscitato più di una critica, visto che finalmente la squadra aveva una sua quadratura è una sua identità, perdendo diverse partite e terreno per i play-off solo quando ha avuto ai box il suo miglior giocatore di cui avete letto poco sopra. La motivazione: ricercare un gioco più frizzante e spettacolare in attacco. Solidarietà al coach e auguri ai tifosi californiani.
Il Barclay’s Center. L’avveniristico impianto dei Nets è stato al centro dell’attenzione quando, nella gara che ospitava i Miami Heats la scorsa notte, ha iniziato a piovere dentro. Un momento che ha toccato il cuore di tanti giocatori delle cosiddette minors di tutto il mondo, che magari con problemi simili hanno a che fare da sempre. Per una sera sono stati un po’ minor anche al di la dell’oceano.
Come promesso la settimana scorsa, la lista dei minus questa volta è più corta del solito. Sotto Natale cerchiamo di essere un po’ più buoni e cogliamo l’occasione per fare a tutti i migliori auguri di buone feste. Alla prossima!