Supercoppa italiana in Qatar: svendita o vetrina per il made in Italy?

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Tra pochissime ore al via a Doha la Supercoppa italiana tra Juventus e Napoli, occasione importantissima per il Qatar alle prese con lo scandalo legato all’assegnazione dei mondiali di calcio del 2022. A gioire questa sera non sarà soltanto una delle due squadre, ma anche il ricchissimo paese arabo che ha investito molto in questo evento. Nella lista dei fortunati, anche il povero governo del calcio italiano, che incasserà qualche milioncino.

MADE IN ITALY – Dal 1988 (anno della primissima edizione, a vincere fu il Milan contro la Sampdoria, ndr) ad oggi, il calcio italiano è spesso emigrato all’estero per giocare la Supercoppa. La sfida tra la squadra scudettata e quella vincitrice della Coppa Italia, è stata un’ottima occasione per esportare il nostro sport nazionale in realtà dove il pallone è pressoché sconosciuto. Se fino al 2003, i potenti del nostro calcio volevano inseguire il sogno americano, da qualche anno a questa parte ci si è spostati in Oriente. A Pechino per ben tre volte, le nostre squadre più forti hanno dovuto combattere contro lo smog che ha reso infernali le trasferte cinesi. Da ricordare infine, l’edizione del 2002 giocata in Libia tra la Juventus ed il Parma, un regalo per l’ex dittatore Gheddafi.

SVENDITA – Non ci sono soltanto i milioni di Euro (circa quattro in totale, ndr) nel big match di questa sera: più di qualcuno infatti, sostiene che non è per nulla banale la scelta del Qatar. Il paese arabo, accusato da tutti di aver acquistato i voti senza che la Fifa muovesse un dito, vuole anzitutto far vedere al mondo che è capace di organizzare eventi anche più importanti di una Supercoppa italiana.

Non è da escludere poi, che il Qatar voglia investire nel calcio, ridotto alla fame dalla crisi economica che ha colpito un po’ tutti. Laggiù il made in Italy è sempre piaciuto, e già da qualche tempo fa si parla di un possibile sbarco di ricchi sceicchi nella nostra Serie A, con la clamorosa acquisizione di una big. Insomma, più che ‘occasione per far conoscere un’eccellenza italiana all’estero’, si dovrebbe parlare di svendita colossale.