L’elezione del Presidente della Repubblica è un banco di prova importante per Renzi, almeno per capire la propria portata interna, all’interno del Partito Democratico. Il nome di Prodi è gettonato, eccome. Anche Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Libertà, ha speso un lungo endorsement per l’ex Presidente della Commissione Europea. Ma i soli voti di Pd e Sel non dovrebbero bastare. Ecco perché Renzi non dovrà sbagliare le mosse all’interno e cercare di includere all’esterno.
La composizione del Partito Democratico a Palazzo Madama e Montecitorio è la stessa che tagliò le gambe a Prodi, e di conseguenza a Bersani, nell’aprile 2013. E non era un Pd renziano, anzi. E’ per questo che il premier deve giocarsi bene le carte e, parlando al brindisi natalizio dei parlamentari dem, ha affermato: “ci attende un anno impegnativo, nel 2015 abbiamo molte cose da fare, molti passaggi delicati”. Parla del Colle, ovvio: si devono “evitare di replicare gli errori del 2013”. Facendo i conti, Renzi sostiene come “siamo quasi 460 grandi elettori, abbiamo una grande responsabilità”.
Ma i nomi di parte dovrebbero essere esclusi. Lo conferma Maria Elena Boschi, sostenendo come “il presidente del Consiglio sia stato chiaro: sarà una nomina condivisa e nessuno avrà il potere di veto”. Ecco la propedeuticità: “il Pd prima farà una proposta e ovviamente poi gli altri partiti troveranno un accordo”. I primi partiti ad essere ascoltati saranno comunque quelli della maggioranza”, ha concluso Boschi.
Daniele Errera