Il numero degli occupati nel 2013 è diminuito di 478mila unità rispetto al 2012, toccando quota 22,420 milioni: lo rileva l’Istat nel suo Annuario, ricordando che per la fascia 55-64 anni la percentuale degli occupati è scesa al 55,6%, a fronte del dato Ue pari al 64,1%. Sempre secondo l’istituto di statistica, il tasso di disoccupazione è salito al 12,2% (+1,5 punti).
L’Istat certifica che l’Italia è un Paese per “vecchi”, il più anziano della Ue a 27 Stati dopo la Germania. Dall’Annuario si apprende che al 1 gennaio 2013 l’indice di vecchiaia è di 151,4 anziani ogni 100 giovani (nel 2012 era di 148,6). Cresce però il numero degli abitanti: oltre un milione in più. Gli stranieri, sottolinea il report Istat, rappresentano il 7,4% della popolazione complessiva. Il numero degli stranieri residenti al primo gennaio 2013 è pari a 4.387.721 (+8,3% rispetto all’anno precedente): di questi, il 28,3% proviene da Paesi Ue, il 24,3% dall’Europa centro-orientale e il 14,1% dall’Africa settentrionale.
Sempre meno matrimoni vengono celebrati nel Belpaese, secondo l’Istat: il quoziente di nuzialità italiano nel 2012 è di 3,5 per mille abitanti, superiore solo a quello di Portogallo, Bulgaria, Slovenia e Lussemburgo. In calo anche le separazioni coniugali (che sono passate da 88.797 del 2011 a 88.288 del 2012) e i divorzi (da 53.806 a 51.319).
Nel Paese fanalino di coda nella spesa pubblica per l’Istruzione (4,6% del Pil) cala drasticamente il numero dei giovani che dopo il diploma si iscrivono all’università: nel 2002-2003 gli immatricolati erano il 72,6%, nel 2012-2013 solo il 55,7%.
In picchiata anche la partecipazione dei cittadini alle tornate elettorali: dall’85,7% dei votanti alle europee del ’79 si è passati al 57,2% del 2014, il minino storico.