Un’importante novità sta per arrivare in casa Facebook: si chiama Al ed è un assistente virtuale in grado di avvisarti se stai per diffondere foto dal contenuto discutibile.
Pubblicate su Facebook sulla scia dell’euforia del momento o magari perché un amico ci ha taggati a nostra insaputa mentre eravamo ad una festa, le immagini che ci ritraggono possono rivelarsi, talvolta, piuttosto imbarazzanti e, in casi estremi, avere conseguenze negative nella vita “reale”. Possono finire sotto lo sguardo incredulo del capo o quello sbigottito del partner, ad esempio nelle situazioni in cui si beve un bicchiere di troppo e calano i freni inibitori.
Il compito dell’assistente virtuale che sta mettendo a punto lo staff di Menlo Park sarebbe proprio quello di evitare gli scivoloni degli utenti. Riconoscendo le foto potenzialmente compromettenti e allertandoli con un messaggio: “Il tuo capo, la tua mamma, la tua fidanzata: sono alcune delle persone che potrebbero vedere ciò che stai per caricare online. Sei sicuro di volerlo?”.
A parlarne è stato il ricercatore Yann LeCun in un’intervista rilasciata a Wired Usa. LeCun da circa un anno dirige il “Facebook Artificial Intelligence Research Lab”, occupandosi degli automatismi matematici che permettono di riconoscere oggetti e persone in movimento.
Come esiste il meccanismo del riconoscimento facciale, grazie al quale è possibile taggare in automatico gli amici presenti nelle foto postate – e che non è attivo in Europa per l’intervento dello studente austriaco Max Schrems –, così l’assistente virtuale dovrebbe essere in grado da alcuni elementi di individuare le immagini compromettenti e suggerire all’utente di non pubblicarle.
La prospettiva sarebbe quella di estendere questo concetto dalle sole immagini anche agli altri tipi di contenuti, ad esempio arrivando a valutare il testo che stiamo inserendo come status del nostro profilo mentre lo stiamo digitando.
La partita si gioca, dunque, tra lo sviluppo di un’intelligenza artificiale sempre più in grado in grado di simulare il comportamento dei nostri neuroni e il diritto alla privacy, cioè a mantenere riservati i nostri dati personali. La questione ha implicazioni etiche rilevanti e di estrema attualità, come dimostra la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea che lo scorso maggio ha condannato Google a proposito del diritto all’oblio.
Ma di fronte allo scenario futuristico di intelligenze artificiali come quella raccontata nel film di Spike Jonze “Lei” – in cui il malinconico protagonista Theodore Twombly arriva ad innamorarsi del sistema operativo doppiato da Scarlett Johansson –, LeCun, che studia proprio lo sviluppo di tali intelligenze dal punto di vista tecnico, descrive il futuro assistente Al non come un nemico, ma come un alleato, uno strumento da utilizzare appunto a tutela della privacy, che “si assuma il compito di mediare la vostra interazione con gli amici e con i contenuti di Facebook”.
Anche se qualcuno fa notare che l’idea di avere una balia online è tutt’altro che rassicurante.