Migliore efficienza della giustizia e meno protagonismo delle toghe. E’ questo il paradigma da seguire, secondo il Presidente della Repubblica. Napolitano ha parlato davanti al Consiglio Superiore della Magistratura.
I “comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte nel corso degli anni da alcuni magistrati della pubblica accusa” sono inaccettabili, per Napolitano. Da questo atteggiamento dipendono “l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario”. Questioni “fondamentali”, le definisce l’ex parlamentare del Pci, adesso inquilino al Colle. Autonomia ed indipendenza che “si garantiscono solo con comportamenti appropriati”, osservando una rigidità di comportamenti: no a “cedimenti a esposizioni mediatiche o a tentazioni di missioni improprie”. Il Csm, soprattutto, deve essere obbiettivo e non cedere a “logiche di appartenenza correntizia”.
Giustizia e politica, tuttavia, si sono scontrate troppo a lungo negli ultimi anni. Specialmente con l’attacco di Berlusconi ai magistrati, è noto. La sfida è stata deleteria: “lo stato di tensione e le contrapposizioni che negli anni hanno caratterizzato politica e magistrati – afferma Napolitano – non hanno giovato né alla qualità della politica né all’immagine della magistratura”. La giustizia deve innovarsi, essere resa più efficiente, velocizzarsi e recuperare la “funzionalità, efficienza e trasparenza”, valori non sempre evidenti a causa di “ingiustificate lungaggini o di casi di scarsa professionalità, sia in campo civile che penale”.
Napolitano chiude sulla lotta alla corruzione, anche alla luce dell’inchiesta Mondo di Mezzo che ha terremotato parte della politica e dell’imprenditoria capitolina: “il diffondersi della corruzione e della criminalità organizzata emerse in questi giorni è fondamentale l’azione repressiva affidata ai pm e alle forze di polizia”, ha concluso il Presidente della Repubblica di fronte al Csm.
Daniele Errera