Lo Stato Islamico sta cominciando ad accusare segni di stanchezza? Il progetto del Califfato è lontano dal realizzarsi. Oltre a quelle militari, l’Isis ha ben poche competenze da mettere in campo. Nei territori controllati cominciano a mancare i servizi essenziali, nello stesso tempo la legge islamica viene applicata in maniera talmente rigida da far nascere malumori tra gli stessi miliziani. Ora che i raid della coalizione a guida Usa cominciano a farsi più intensi, il progetto dello Stato Islamico sembra scricchiolare.
Raid su Siria e Iraq
Tra giovedì e venerdi sono stati condotti 39 raid sulle postazioni dello Stato Islamico in Siria e Iraq. Sono stati utilizzati sia cacciabombardieri sia droni che hanno colpito rispettivamente 19 obiettivi sul territorio di Damasco e 20 in quello di Bagdad.
Gli attacchi sulla Siria si sono concentrati sulla zona di Kobane: colpite due grandi unità oltre a quattro unità tattiche. Infrastrutture dello Stato Islamico sono state colpite anche nei pressi di Raqqa e Al Hasakah. In territorio iracheno i raid hanno interessato le località di Mosul, Sinjar, Kirkuk, Al Asad, Al Qaim, Baiji e Tal Afar. Nella nota del Combined Joint Task Force si riferisce di danni apportati a sistemi missilistici mobili, veicoli, unità tattiche e postazioni di combattimento.
La mole degli attacchi sembra rivolta a pressare i vertici dell’Isis dopo la cattura, avvenuta nei giorni scorsi nei pressi di Raqqa, di un pilota giordano. L’abbattimento da parte dei jihadisti dell’F-16 di Amman è stato il primo danno degno di nota subito dalla coalizione.
Califfato mai nato
L’Isis spende la maggior parte delle proprie energie per difendere il Califfato. La volontà è quella di farne uno stato vero e proprio ma il progetto sembra lontano dal realizzarsi. La leadership dello Stato Islamico aveva promesso di coniare una propria moneta di cui non si vede neanche l’ombra, stessa cosa dicasi per i passaporti.
Nonostante vengano diffusi in rete video che ritraggono uffici pubblici efficienti e meccanismi di aiuto alla popolazione funzionanti a pieno ritmo, la realtà è molto diversa. Mancano ingegneri e medici: venendo meno la fornitura di servizi essenziali come elettricità, acqua corrente (disponibili a Raqqa solo per 3-4 ore al giorno) e raccolta dei rifiuti stanno cominciando a diffondersi malattie e infezioni.
Il malcontento si sta diffondendo non solo tra la popolazione ridotta a elemosinare ma anche tra molti miliziani. Ci si attendeva una facile vittoria che però tarda ad arrivare dopo il rinnovato impegno della coalizione a guida Usa. Molti si rifiutano di tornare combattere: è stata recentemente creata una forza di polizia che cerca gli uomini casa per casa e li riporta al fronte.
Emergenza Siria
La situazione più grave si riscontra in Siria, dove l’esperienza di governo dell’Isis si è maggiormente concretizzata. Gli ospedali vanno avanti grazie alle donazioni fornite da governi e organizzazioni occidentali, mentre quello che resta delle istituzioni è gestito da funzionari pagati dalle autorità di Damasco (per ricevere lo stipendio fanno la spola tra il territorio controllato dai jihadisti e le città in mano alle truppe di Assad). Nonostante questo i miliziani hanno incrementato le quote di contribuzione includendovi le spese per luce e telefono.
Tuttavia l’emergenza non cambia la fiscalità con cui avviene l’applicazione di dettami che si vogliono imposti dalla religione musulmana. Gli esercenti vengono costretti a chiudere la propria attività 5 volte al giorno in corrispondenza dei momenti di preghiera. Se si viene colti a fumare si va in galera per tre giorni. Ultimamente l’omosessualità è punita con l’esecuzione che avviene spingendo il malcapitato giù da un palazzo.
Sui media internazionali ha fatto scalpore il caso di 4 elettricisti: chiamati a riparare l’impianto della città di Deir al-Zour, devastata dai bombardamenti di Damasco, e poi frustati per non aver interrotto il proprio lavoro al momento stabilito per la preghiera.