Neanche una settimana fa il magnate delle comunicazioni cinese Wang Jing ha annunciato l’inizio della costruzione del canale che, attraversando il Nicaragua per 280 chilometri, collegherà l’Oceano Pacifico con il Mar dei Caraibi. Per l’occasione è stata scelta la località di Rivas, da tre mesi epicentro delle proteste di agricoltori e ambientalisti che adesso hanno raggiunto il loro apice.
La sfida a Panama
“Ci accingiamo a dare il via alla costruzione del canale del Nicaragua con il sostegno del governo e la forte comprensione del popolo nicaraguense” ha detto Wang Jing. Nel frattempo centinaia di manifestanti bloccavano la strada statale che collega Rivas alla capitale Managua, mentre le associazioni ambientaliste hanno assediato il presidente Daniel Ortega chiedendogli di diffondere gli studi sulla fattibilità del progetto, finora mantenuti segreti, che inizierà scavando le prime vie d’accesso alla foce del fiume Brito, sulla costa del Pacifico.
La Hong Kong Nicaragua Delovepment Investiments (HKND), la società di Wang, ha già assunto 300 dipendenti e prevede di raggiungere quota 50mila. Saranno investiti in totale 50 miliardi di dollari: la fine dei lavori è prevista tra 5 anni, la metà del tempo che hanno impiegato gli Stati Uniti a costruire il canale di Panama 100 anni fa.
Anche allora il Nicaragua poteva essere scelto per ospitare una via d’accesso al Mar dei Caraibi ma alla fine venne preferita Panama. Adesso i paesi torneranno a essere rivali: il percorso del canale passerà per il Lago del Nicaragua, la più grande riserva d’acqua dolce dell’America centrale, la foresta pluviale e almeno 40 villaggi prima di raggiungere la foce del fiume Punta Gorda. È stata prevista anche la costruzione di un aeroporto e di una zona di libero scambio con residence e strutture turistiche.
Entrambe le porte di accesso, quella del fiume Brito e quella del fiume Punta Gorda, così come il percorso del canale, sono progettati per permettere il passaggio delle moderne mega-navi che possono trasportare fino a 25mila container. Il canale di Panama, 80 chilometri più a sud, può gestire solo navi con un massimo di 5mila container, anche se grazie a dei lavori che inizieranno nel 2016 potranno attraversarlo anche quelle con un carico di 12mila container.
Le proteste
Il presidente Ortega, che ha governato per 18 degli ultimi 35 anni, garantisce che il progetto renderà il suo paese il più ricco dell’America centrale. Tuttavia, le associazioni ambientaliste pensano che i tre miliardi di metri cubi di terra da scavare (il canale in certi punti toccherà i 520 metri di larghezza e i 30 di profondità) distruggeranno l’ecosistema del Lago del Nicaragua. Alle loro proteste si sono aggiunte quelle dei 30mila tra agricoltori e indigeni che abitano lungo il percorso del canale e che saranno costretti a spostarsi.
Wang Jing, proprietario di HKND, ha assicurato che “verrà pagato un indennizzo secondo i principi di mercato e in modo equo e trasparente”. Ciò non ha fermato il movimento di protesta che si è scagliato con armi da fuoco, machete e pietre contro i militari e gli agenti di polizia, che scortavano le squadre di operai che hanno effettuato i primi rilievi. Negli scorsi giorni sono stati effettuati 40 arresti. Il giorno di Natale due contadini sono morti a causa dei colpi esplosi dalle forze dell’ordine per disperdere un corteo nella città di Tule.