“Non c’è nessuna manovra in vista. Noi siamo il governo che quando è intervenuto lo ha fatto abbassando le tasse o bloccando gli aumenti decisi da altri. Certo l’Europa è a un bivio: o punta sulla crescita e sugli investimenti o rinuncia alle proprie ambizioni nello scacchiere globale. Cambiare paradigma economico serve all’Italia, certo. Ma paradossalmente serve di più all’Europa. Nel 2015 devono arrivare i fatti, altrimenti l’Europa intera sarà tagliata fuori dal mondo che conta”. Lo afferma in un’intervista a Qn il premier Matteo Renzi. Davanti ad un’economia americana che ha ripreso a tirare ed una europea che ristagna (con la Germania che non deflette dall’applicazione rigida dei trattati), secondo Renzi “se ne esce con più flessibilità e più crescita. Non è la nostra battaglia, deve essere la battaglia di tutta l’Europa. Conti in ordine, certo, ma scelte strategiche, investimenti, crescita. Obama ha fatto così in America, si pensi a come ha lavorato sulla Chrysler ad esempio, o al fuoco sulla manifattura e sulla industria. È la stessa ragione per cui al dibattito teorico sul lavoro preferisco parlare con il linguaggio delle crisi industriali che stiamo risolvendo: da Termini Imerese a Meridiana, da Gela a Electrolux, da Terni a Moby, su cui ci stiamo concentrando in queste ore”.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio in un’intervista al Mattino, parla invece dei fondi Ue. “Sui fondi Ue siamo riusciti a recuperare tutte le risorse europee 2014, quasi due miliardi, che rischiavamo di andare perdute”. “Da ex amministratore dico questo: chi sottrae i finanziamenti alla gente del Mezzogiorno sono coloro che non spendono”. E cita il caso della Sicilia che “aveva un miliardo e duecento milioni di soldi in cassa”.