Gustoso retroscena quello scovato dalla Stampa. Il quotidiano di Torino ha raccolto alcune rivelazioni su Silvio Berlusconi contenute nel libro scritto da Dario Rivolta, per dieci anni segretario particolare dell’ex premier e tra i fondatori di Forza Italia.
Pronti via e si parla del passato politico del Cav nella prima Repubblica, ossia quando ancora il progetto di Forza Italia era lontanissimo. “Berlusconi non ha mai nemmeno affermato di essere socialista. E secondo me, nel segreto dell’urna, votava piuttosto Dc o Msi. Se dovessi definirlo, lo avrei detto un conservatore”. Tra l’altro “la sua sensibilità politica era pressoché nulla, non ha mai avuto una cultura politica e quindi anche il vero concetto di democrazia gli è alieno”. Nonostante l’amicizia di lunga data con l’allora leader del Psi Bettino Craxi, quindi, Rivolta smentisce la vicinanza di Berlusconi ai socialisti, considerati troppo di sinistra.
Altre chicche sono relative al periodo ’92-’94, vale a dire quello di Tangentopoli e poi della discesa in campo. “Quando lo scandalo di Mani Pulite scoppiò, Berlusconi cercò di cavalcarlo, almeno fin quando la prospettiva di una vittoria dei comunisti non cominciò a spaventarlo seriamente. I suoi media sostennero i magistrati”. “Ci furono delle avances a Berlusconi di parte comunista. Qualcuno gli fece intendere che gli si sarebbero potute offrire garanzie sicure se egli avesse accettato di trasformare una delle sue reti in una tv filo Pci”, che solo da pochi anni si chiamava Pds.
Nonostante il tono da padrone, Rivolta ammette come in realtà Berlusconi non sia mai stato veramente decisionista: “Rimanda le decisioni fino a quando diventano obbligatorie. Lui stesso vorrebbe vendersi come un soggetto forte, anche fisicamente, mentre è un pauroso. Rifugge dallo scontro, anche verbale. Se qualcuno alzava la voce con lui, cercava in ogni modo di sottrarsi allo scontro”.