Ho conosciuto di persona Franco Bopmprezzi in una delle tante occasioni in cui si batteva per i diritti dei disabili, ma lo avevo conosciuto prima come autore di “La Contea dei Ruotanti”.
Il libro in sintesi: “In un’Italia prossima ventura, nel cuore della pianura padana, una cinta di antiche mura difende una singolare contea: la Contea dei Ruotanti. È stata fondata dopo la Grande Rivoluzione dei disabili. Tutti gli abitanti, infatti, vivono in carrozzina. Nessun “camminante” può accedervi. La vita di questa strana città, governata da regole ferree e avvolta da un clima irreale, viene messa in discussione da Francesca, incaricata di sorvegliare Paolo, un camminante catturato dagli abitanti della contea”
Non so se chi non è in carrozzina può capirlo. Non lo so perché non riesco a pensare come pensa chi non sa ciò che so per esperienza. Leggere quel libro mi ha trasmesso il grido di rabbia di Franco per un mondo che esclude da troppe cose chi è in carrozzina.
Franco quella rabbia l’ha usata per cambiarlo questo mondo e quelli come me devono a quelli come lui se oggi è molto meglio di qualche anno fa.
Ma la strada è ancora lunga e forse il modo migliore di ricordare Franco è ripartire da quel grido del suo libro e continuare a lottare perché i disabili di domani leggendolo non riescano quasi più a capirlo perché nel frattempo le cose che Franco ha lottato per cambiare saranno cambiate davvero.