Ieri è stato arrestato Alexei Navalny, storico oppositore di Putin e suo avversario politico di più alto profilo, per violazione degli arresti domiciliari. Oggi la stessa sorte è toccata ad altri venti attivisti tra cui Masha Alyokhina delle Pussy Riot e Arsenij Brobovsky, blogger critico del Cremlino.
L’arresto di Navalny
Navalny è stato arrestato ieri a Mosca, appena uscito dalla fermata della metropolitana di via Tverskaya. L’accusa è quella di aver violato il regime degli arresti domiciliari. Poche ore prima una corte gli aveva sospeso con la condizionale una condanna per frode. Il fratello è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione per lo stesso reato.
Navalny si stava recando in piazza Manezh, dove il fronte anti Putin si era raccolto per protestare proprio contro le condanne subite da lui stesso e dal fratello Oleg. I due uomini sono accusati di aver truffato la società di cosmetici francese Yves Rocher.
L’applicazione della condanna sarebbe dovuta scattare il 15 Gennaio ma è stata bruscamente anticipata dalle autorità giudiziarie al giorno prima di capodanno, la festività più sentita in Russia, in apparenza per evitare un’escalation di manifestazioni anti Putin.
Le proteste
Ieri sono state arrestate un centinaio di persone tra le migliaia che hanno sfilato in solidarietà di Navalny e contro il “verdetto politico” che lo ha riguardato.
Oggi sono scattate le manette per altri 20 manifestanti, tra cui la Pussy Riot Masha Alyokhina e il blogger Arsenij Brobrovski. Questi hanno passato la notte in una palla di Natale gigante, posta di fronte al Cremlino, senza farsi intimidire dalla gelida temperatura, scesa ben oltre 10 gradi sotto lo zero. “Occuperemo il mondo finché Navalny non sarà liberato” si poteva leggere in uno striscione esposto dagli occupanti.
Alle 8 di questa mattina la polizia anti-sommossa ha fatto irruzione nel particolare acquartieramento e a forza di braccia ha tirato fuori gli attivisti.