Mario Draghi è pronto al Quantitative Easing
“Il rischio di non rispettare il nostro mandato sulla stabilità dei prezzi è più alto di 6 mesi fa”, ha dichiarato il Presidente della Bce Mario Draghi in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt. Il numero uno dell’Eurotower, aggiungendo che il rischio di deflazione in Europa “non può essere interamente escluso, ma è limitato”, ha in pratica fatto partire il countdown per il tanto atteso quantitative easing – un programma di acquisto di titoli di Stato in dosi massicce -, il quale potrebbe essere annunciato già il prossimo 22 gennaio, quando cioè i funzionari monetari dell’Eurozona si incontreranno per varare le nuove politiche della Banca Centrale Europea.
“Siamo in una fase di preparazione tecnica per modificare la dimensione, la velocità e la composizione delle nostre misure all’inizio del 2015, se dovesse diventare necessario per reagire a un periodo troppo prolungato di bassa inflazione”, ha detto Draghi, sottolineando come su questo punto ci sia “unanimità in seno al consiglio direttivo della Bce”. Negli ultimi 2 anni il tasso di inflazione in Europa non ha mai raggiunto il 2%, ovvero l’obiettivo prefissato dalla Bce. A novembre, la crescita annuale dei prezzi è stata solo dello 0,3% e il crollo del prezzo del petrolio non può che confermare – se non aggravare – le stime al ribasso. “Uno sguardo alla storia – prosegue Draghi – mostra che prezzi in caduta possano mettere in pericolo la prosperità e la stabilità della nostra comunità proprio come l’alta inflazione”. Per quanto riguarda i tassi di interesse, Draghi afferma che questi “sono stati molto, molto bassi da lungo tempo e lo resteranno ancora per un po’”, anche perché la fase di “moderata ripresa continua” ma resta ancora troppo “fragile e irregolare”.
Poi, l’appello ai governi europei per una rapida prosecuzione del programma di riforme. “Importanti riforme strutturali – un mercato del lavoro più flessibile, meno burocrazia e meno tasse – stanno procedendo troppo lentamente”, ha spiegato Draghi. “È di tutta evidenza – ha aggiunto – che la nostra politica monetaria sarebbe maggiormente efficace se i governi implementassero le riforme strutturali”.
Infine, un commento anche alle voci che lo vorrebbero tra i candidati in pole per la successione di Giorgio Napolitano al Colle. “Io non voglio essere un politico”, ha detto Draghi, aggiungendo che il suo mandato a Francoforte scadrà nel 2019.
Le reazioni alle parole di Draghi non si sono fatte attendere. Lo spread Btp-Bund si è attestato sui 125 punti base, con rendimento del titolo decennale italiano all’1,81%: il minimo storico. L’euro, in picchiata, è tornato ai livelli del 2010 scendendo a 1,2038 dollari. Piazza Affari parte alla grande, ma poi i dati negativi sul Pmi manifatturiero dell’Eurozona raffreddano gli entusiasmi. Il quadro fornito dall’istituto Markit sul mese di dicembre mostra un’Europa in stagnazione. L’indice Pmi manifatturiero del Belpaese a 48,4 punti – al di sotto della “soglia di sopravvivenza” – rappresenta il punto più basso da 19 mesi, ovvero dal maggio 2013.
Antonio Atte