Dilma Roussef, dopo essere stata eletta per un soffio al ballottaggio, ha giurato per la seconda volta come Presidente del Brasile. La “Lady di ferro”, ai vertici del paese sin dal 2003, di fronte a una folla che vestiva del colore rosso del Partito dei Lavoratori, ha promesso di estendere i programmi di assistenza sociale e combattere la corruzione a cominciare dal caso che ha riguardato la Petrobras, azienda petrolifera di stato.
Un paese in difficoltà
Il Brasile era ancora assonnato dopo i festeggiamenti di Capodanno mentre Dilma Roussef sfilava per le strade della capitale. Nonostante la cerimonia festosa e partecipata, il paese affronta il nuovo anno all’insegna della preoccupazione per l’economia stagnante e l’impennata di corruzione che ha colpito anche la Petrobras, gigante petrolifero di stato fino a poco tempo fa considerato fiore all’occhiello dell’economia brasiliana.
Dilma Roussef, una volta giunta al Palazzo dell’Alvorada sede del Congresso Nazionale, ha ricordato che “abbiamo sollevato 36 milioni di persone dalla condizione di estrema povertà” per poi aggiungere: “è il momento di raggiungere nuovi obiettivi: i brasiliani vogliono servizi sanitari e istruzione di qualità oltre al contrasto alla corruzione”.
Scandalo Petrobras
Un programma ambizioso quello di Dilma Roussef che questa volta, però, si appoggia a un consenso molto inferiore rispetto al passato. Nel mese di Ottobre, la Roussef ha raccolto il 51,6% delle preferenze sorpassando di misura lo sfidante Aecio Neves, fermatosi al 48,4%. Adesso, dopo aver affrontato il malcontento seguito all’organizzazione di Mondiali di Calcio e Olimpiadi, alla Roussef toccherà gestire il grave problema della corruzione.
39 dirigenti dell’azienda petrolifera di stato sono stati incriminati per racket, riciclaggio di denaro e corruzione. Sono stati accusati di gonfiare i costi dei maggiori progetti infrastrutturali che la Petrobras aveva in cantiere, per incanalare poco meno di 4 miliardi di dollari verso un ramificato sistema di corruzione politica. La Roussef ha occupato un posto nel consiglio d’amministrazione dell’azienda per sette anni fino al 2010, ma si è dichiarata totalmente all’oscuro dell’accaduto.