Salva Berlusconi, la norma l’ha voluta Renzi
Salva Berlusconi, il giorno dopo. Continuano le polemiche sul decreto di riforma fiscale, al cui interno vi è una norma che potrebbe cancellare la condanna per frode fiscale inflitta all’ex premier Silvio Berlusconi. Lo stop al decreto, ordinato dal premier Matteo Renzi, non chiude però la questione, lasciando una lunga scia di polemiche. Ed ora il patto per le riforme stipulato al Nazareno potrebbe addirittura iniziare a traballare, come sottolineato anche nell’editoriale di Stefano Folli per Repubblica, che parla di “operazione maldestra” e della classica buccia di banana che “segnala che non tutto è fluido nell’intesa di legislatura fra il Pd renziano e il partito berlusconiano”. Il tutto, si sottolinea, a due giorni dall’inizio dei lavori per l’Italicum.
Salva Berlusconi, alla ricerca dei responsabili
“Io non c’entro nulla. Ho seguito il decreto in Parlamento. Poi il ministero dell’Economia ha mandato il testo al pre-consiglio cinque giorni prima dell’approvazione. Ed era un testo molto più asciutto. Nel decreto arrivato su quel tavolo quel tetto non c’era”. Si difende Luigi Casero, viceministro all’Economia, intervistato da Repubblica. E aggiunge, per ridimensionare la questione: “non c’è alcun interesse politico in tutto questo. Piuttosto, mi sembra un pasticcio”.
Ma allora dov’è avvenuta la modifica? “Quel decreto è cambiato, a Palazzo Chigi o in consiglio dei ministri. Il testo è stato ampliato. E fra l’altro non è quella l’unica novità inserita”. E ribadisce l’estraneita del ministero dell’Economia, che “in ogni caso, riteneva che fosse necessario mantenere il testo iniziale”.
Anche Forza Italia nega qualsiasi coinvolgimento. “A me sembra tutto assurdo. Nessuno di noi sapeva di quella norma. Non se ne è mai parlato, nè in Parlamento nè a casa Berlusconi”. Ad affermarlo è Maria Rosaria Rossi, amministratrice del partito, in un’intervista rilasciata al Messaggero. Che poi sottolinea, a scanso di equivoci: “Credo che anche i legali di fiducia del presidente abbiano seri dubbi sull’applicabilità della norma al nostro leader”. Più duro Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia: “L’articolo 19-bis non può che essere una legge ragionevole per me. Più che di fronte ad una legge ad personam, quindi, in questo caso mi sembra che il Governo Renzi ci abbia messo tutti di fronte ad una vera e propria retromarcia ad personam”.
QN parla di una sorta di “tradimento interno”, sostenendo come dietro alla scoperta della norma “salva Berlusconi” ci sarebbe un drappello di “ribelli” di Forza Italia, direttamente riconducibili a Raffaele Fitto, i cui rapporti con l’ex Cav sono da tempo tesi. E così Libero spiega che, oltre a grillini e sinistra dem, a guadagnarci dall’incidente diplomatico ci sarebbero anche i forzisti ribelli, gli antirenziani azzurri da tempo sospettati di tramare – insieme ad una fetta di PD riconducibile a Massimo D’Alema – per sabotare il Patto del Nazareno.
A quanto pare però, come rivela il Corriere della Sera, ad inserire la norma incriminata è stato lo stesso presidente del Consiglio, di concerto con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e gli altri ministri.
Salva Berlusconi, le dure critiche
Per Stefano Fassina e Vincenzo Visco il problema è un altro. “Quella norma è agghiacciante. Sono colpito e preoccupato. Per il deficit di autonomia e la marginalità che il ministero dell’Economia ha dimostrato in questo passaggio, visto che si trattava di un tema di stretta competenza del ministro. E per la disinvoltura di Renzi”. Durissima l’accusa dell’ex viceministro, tra gli esponenti della minoranza dem da sempre più agguerriti nei confronti del premier.
Intervistato da Repubblica, Fassina accusa: “Renzi prima ha forzato la mano sull’Economia, introducendo una norma che il ministro non condivideva. E poi, di fronte alla reazione della stampa e dell’opinione pubblica, ha fatto una retromarcia imbarazzante. Su un tema, fra l’altro, molto delicato come la depenalizzazione della frode fiscale”. Per Fassina, delle due l’una: “il ministro era d’accordo, oppure non se n’è accorto. E non so se questa seconda ipotesi sia migliore”.
Non meno duro l’ex ministro Visco, intervistato dal Corriere della Sera, che parla di decreto che introduce “una depenalizzazione di tutto, cominciando dall’elusione, in contrasto logico col fatto che in sede Ocse e G20 ci battiamo contro le multinazionali che operano in questo modo”. E rincara la dose: “Chi fa fatture false per mille euro non è punibile. Ma se una fattura è falsa è falsa, non c’è da mettere limiti. Uno può fare una cartiera che produce fatture false per cento, mille contribuenti e non viene punito? È inquietante”.
Critiche anche da Rodolfo Sabelli, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati: “Una legge ingiusta, perchè si configura di fatto come una parziale depenalizzazione di reati gravi, specialmente quelli di frode”. E spiega, intervistato da Repubblica e QN, che “i problemi sono diversi, non solo il fatto che una norma simile sarebbe applicabile anche alle frodi, ma in più non è prevista una soglia massima di valore assoluto in euro, ma solo una soglia percentuale. E la non punibilità non è neanche condizionata al pagamento delle imposte evase e delle relative sanzioni”.
Per Sabelli l’eventualità che la norma possa salvare Berlusconi è assolutamente concreta: “Se vi è stata sentenza irrevocabile si apre il cosiddetto incidente di esecuzione, nel quale i giudici valutano se si deve o no revocare la sentenza di condanna. Tutte le condanne, compresa la sua, potrebbero essere revocate. Di conseguenza cesserebbero gli effetti penali, interdizione compresa”. Ed inoltre “sarebbe ragionevole immaginare che, una volta venuta meno la condanna, cada di conseguenza anche l’incandidabilità”.
Di Battista: “Palazzo Chigi come la camorra”
“Palazzo Chigi è come uno di quei rioni tenuti dalla Camorra in cui nessuno sa quello che succede…”. Così nell’Aula della Camera il deputato dei 5 Stelle Alessandro Di Battista commenta la norma ormai nota come “Salva-Berlusconi inserita da non si sa chi” nel decreto attuativo della delega fiscale. Ma per questo suo paragone Di Battista riceve dal presidente di turno e collega di partito Luigi Di Maio “il primo richiamo all’ordine dell’anno”. Di Maio ha infatti invitato di Battista “a rispettare le istituzioni”.