Il rischio di infiltrazione mafiosa in vista dell’Expo: c’è una guerra silenziosa che lo Stato sta combattendo nei confronti della mafia in Italia e le cui strategie potrebbero diventare piano piano lo strumento migliore per vincere il potere delle associazioni mafiose in tutta la penisola.
Principale campo di battaglia dello scontro è Milano dove l’emersione degli scandali legati all’Expo ha certamente portato alla luce un livello di corruzione endemica, ma che ha anche dimostrato come il lavoro delle Procure stia dando i suoi frutti nella lotta verso la legalità.
A rivelarlo è un’inchiesta apparsa stamane su Repubblica nella quale viene illustrata con chiarezza l’evoluzione del lavoro sull’Expo e la nuova metodologia adottata. L’arma in mano alla procura milanese si chiama in burocratese “interdittiva” ed è lo strumento che consente agli inquirenti di allontanare dagli appalti pubblici aziende sospettate di intrattenere rapporti con organizzazioni criminali, senza che vi sia bisogno per questo degli elementi indiziari idonei a portare i sospettati in galera
Solo per l’Expo ne sarebbero state emesse finora 68 e tali divieti avrebbero riguardato ben 48 imprese sulle 367 controllate, una su otto. Ma anche se i dati rivelano l’entità delle infiltrazioni criminali negli appalti pubblici, Tar e Consiglio di Stato hanno stabilito la liceità delle procedure interdittive adottate dallo stato colpendo così duramente le organizzazioni mafiose desiderose di contrastare lo stato sul piano giudiziario.
Sembra quindi che lo Stato voglia tener fede allo slogan Expo: evento “mafia free” e impedire che i suoi soldi vadano nelle casse di imprese che non convincono. Stando all’inchiesta di Repubblica, a Milano opererebbe un “gruppo misto”, composto da antimafia, Asl, ispettorato del lavoro, vigili e funzionari della prefettura che starebbe agendo direttamente sul campo andando a controllare frequentemente i cantieri e ai quali si affiancherebbero dietro le quinte i gruppi specializzati della Gia (gruppo antimafia) e del Gicex (gruppo interforze centrale per l’expo 2015). La prefettura si sarebbe invece accollata tutto il lavoro burocratico.
Milano sarebbe quindi diventata la capitale dell’intolleranza per qualsiasi forma di ingerenza delle cosche criminali negli appalti pubblici e a tal proposito il procuratore aggiunto antimafia Ilda Boccassini ha dichiarato: “O si sta con la mafia o si sta con lo Stato.”