Una nuova fase per la vicenda marò. I due fucilieri, accusati di aver ucciso due pescatori indiani (ritenuti due pirati dai membri dell’Arma dell’Esercito Italiano), sono al centro di questa controversia internazionale dal febbraio del 2012.
Una nuova procedura internazionale quindi, seguita da Daniele Mancini, ambasciatore italiano a Nuova Delhi e rientrante dopo mesi proprio per “seguire la nuova fase”. Il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, è chiara e netta: “trattenere due militari per oltre due anni è inaccettabile per noi, così come per i nostri partner internazionali e abbiamo ottenuto il loro sostegno”. Il lavoro dell’esecutivo, fortemente legato a quello del Parlamento, è volto quindi all’internazionalizzazione della vicenda. Poi aggiunge: “si tratta di militari che stavano svolgendo il loro compito in missione, il giudizio in India non è una strada percorribile. Per i militari in missione esistono norme che riguardano il giudizio, in caso di errori o manchevolezze. Tutte le volte che approviamo missioni internazionali decidiamo le norme sulla giustizia militare e le normative giurisdizionali”.
La collega Federica Mogherini, titolare del Ministero degli Esteri, ringrazia il diplomatico italo-svedese De Misura per il lavoro effettuato come commissario straordinario fino ad adesso. Sul caso marò, gli succederà un intero collegio di esperti. La fase-due, sostiene la responsabile della Farnesina, comincia il 18 aprile scorso, quando “l’Italia ha inviato una nota verbale alle autorità indiane, la quinta in due mesi, ricevuta da Delhi il 21 aprile, in cui si riconferma il richiamo all’immunità funzionale” dei marò e al “diritto internazionale”. Del resto “dopo due anni – spiega l’esponente del Pd – c’è ancora una divergenza sulla giurisdizione. Divergenza che ho potuto constatare anche all’Aja il 25 marzo scorso”. L’obiettivo italiano è “l’avvio di un exchange of views (uno scambio di vedute) sulla disputa e il ritorno dei maro’ in Italia. Nel caso in cui non si raggiungesse in tempi ragionevoli, per questa via, una soluzione accettabile, si ricorrerà a strumenti internazionali di risoluzione delle dispute in base alle norme internazionali”.
Daniele Errera