Lo scorso 3 gennaio mi trovavo con due amici, un francese e un tedesco, in un piccolo ristorante di Bad Breisig, cittadina termale sulle rive del Reno, nella Renania-Palatinato. Si beveva Kölsch insieme col proprietario del locale e altri due del luogo -tutti e tre oltre la settantina- mentre noi raccontavamo loro di esserci conosciuti nel 2009 durante il nostro Erasmus in Scozia. Uno di questi, nato ben prima della seconda guerra mondiale, allora ha sentenziato: “Europa wächst zusammen“, l’Europa cresce insieme.
Ed è così, l’Europa è cresciuta unita ed è una realtà che non riguarda solo le élites intellettuali, l’establishment politico e economico o i “salotti” delle grandi metropoli; l’Europa unita -con le sue Istituzioni e la sua moneta- è una realtà imprescindibile anche per il vasto ceto medio che può viaggiare senza vincoli per il continente costruendo profondi legami con chi sta oltre le frontiere nazionali. L’essere europeo viene quindi prima dell’essere italiano o lombardo o milanese.
Questa integrazione ha però avuto, senza dubbio, il limite di non aver toccato direttamente gli strati sociali più marginali dei ventotto Paesi membri e a ciò Commissione, Parlamento e Consiglio possono porre rimedio investendo energie e risorse in tutti i programmi che aiutano a formare una coscienza europea nei cittadini.
È inaccettabile dare spazio agli opportunismi più reazionari -siano essi marcatamente di destra, come Le Pen, Salvini e Farage, o fintamente “oltre le parti” come Grillo e i suoi portavoce- che promettono, con gli stessi argomenti di chi, cent’anni fa, spinse il Vecchio Continente alla Grande Guerra, un finto benessere smantellando l’integrazione europea, la moneta unica e le Istituzioni comunitarie.
Molti di questi politicanti trasudano ignoranza e provincialismo, altri, pur avendo alle spalle una formazione cosmopolita, pensano di costruirsi facili successi personali cavalcando l’onda euroscettica con improbabili campagne referendarie contro l’Euro. A loro, io giovane europeo ripeto che nemmeno milioni di firme potranno cambiare la realtà: l’Europa è cresciuta insieme e, solo uniti, gli Stati europei possono continuare ad esistere e a contare.