Inchiesta Mose, si della giunta per Altero Matteoli
La giunta per le immunità del Senato ha dato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Altero Matteoli nell’ambito dell’inchiesta sul Mose di Venezia.
Altero Matteoli è senatore di Forza Italia ed è stato fondatore di Alleanza Nazionale, ex ministro dell’Ambiente e dei Trasporti ed attuale presidente della commissione Lavori Pubblici al Senato
I voti contrari sono stati solo quelli di Forza Italia, Nuovo centro destra e di Enrico Buemi (Psi), il quale ha invece dato il suo consenso per tutti gli altri coimputati: Piergiorgio Baita, Nicolò Buson, Erasmo Cinque, William Ambrogio Colombelli e Giovanni Mazzacurati.
La richiesta dell’autorizzazione era stata inviata dal tribunale dei ministri in merito alle presunte mazzette pagate per l’assegnazione dei lavori di bonifica di Porto Maghera, per le quali viene contestato a Matteoli, al tempo ministro, il reato di corruzione in concorso con l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, l’imprenditore e amico Erasmo Cinque (titolare della Socostramo Srl), Piergiorgio Baita e Nicolò Buson, rispettivamente ex presidente ed ex responsabile amministrativo dell’impresa Mantovani.
La documentazione inviata insieme alla richiesta di autorizzazione a procedere alla giunta del Senato contiene forti accuse: “E’ dimostrato un asservimento alle politiche del Consorzio Venezia Nuova del politico Altero Matteoli nella sua veste non solo di ministro dell’Ambiente ma anche di ministro delle Infrastrutture”, hanno infatti scritto i magistrati.
Proprio gli stessi Mazzacurati e Baita hanno accusato il senatore azzurro: la questione ruota intorno ai 300 milioni di euro che la Montedison versò quattordici anni fa al ministero dell’Ambiente per risanare l’area del porto di Maghera, da tempo altamente compromessa dall’inquinamento.
In quella stessa circostanza Altero Matteoli affidò le opere di risanamento al Consorzio di Mazzacurati senza aver prima istituito una gara d’appalto pubblica. Per questo favore Altero Matteoli ne avrebbe ricevuti in cambio degli altri, come grandi somme di denaro – 500 mila euro – da parte sia di Mazzacurati che di Baita.
Il senatore si era già dichiarato estraneo a queste vicende nel novembre scorso, quando era stato ascoltato dalla giunta, di fronte alla quale definì quelle accuse infondate. Ma oggi, con l’autorizzazione della giunta del Senato, il caso si riapre.