Fisco, su Salva Berlusconi Renzi rivendica “sul 3% la manina è mia”.
In occasione dell’assemblea dei deputati con argomento di discussione le riforme, il premier ha parlato della tanto discussa norma “Salva Berlusconi”: il limite di punibilità dei reati fiscali al 3% previsto nel dlgs del 24 dicembre.
Renzi spiega: “Non lo dico perché voglia difendere qualcuno dei miei, ma perché abbiamo discusso, approfondito punto per punto, entrati nel merito”. E aggiunge: “Se qualcuno vuole un governo che mette la firma su quello che preparano i tecnici e se ne va ha sbagliato governo”. Graziano Delrio, intervistato da Sky Tg24 conferma la tesi del premier: “È un atto collegiale dei ministri nessuno si deve sottrarre dalla responsabilità di questo testo”.
E ancora, in difesa della norma, lo stesso Renzi : “La ritengo una normativa che non ha niente a che vedere con leggi ad personam, ma non facciamo neanche leggi contra personam. Quello che va modificato si modifica ma nell’interesse degli italiani”.
Il tetto del 3% dovrebbe rimanere solo per i reati meno gravi frutto di “sviste” o “dichiarazioni imperfette”. Quando cioè non dovesse essere accertata la commissione di un reato. Diversamente, come nel caso di frode sistematica o di falsificazione di documenti, si procederà all’applicazione di quanto previsto dal codice penale.
Provvedimento verrà presentato nel Cdm del 20 febbraio
Un “provvedimento molto più ricco e molto più ampio” quello deciso nell’incontro tra Renzi ed il ministro Padoan che verrà presentato nel corso del Consiglio dei Ministri del 20 febbraio. Una data mal vista dalla minoranza Pd che avrebbe voluto anticipare il tutto a prima dell’elezione del Capo dello Stato. Il timore, da tempo diffuso, è che torni ad aleggiare sull’elezione del Presidente della Repubblica il fantasma, mai del tutto scacciato, di un accordo tra il premier e Berlusconi. In merito chiare sono state le parole di Davide Zoggia: “Non si capisce perché si deve attendere il 20 di febbraio. Incidente o non incidente, c’è stato un errore clamoroso. Siccome il problema non è solo Berlusconi, il problema è nella legge stessa, credo che vada immediatamente corretta”. Ma ha aggiunto: “Per quanto mi riguarda, il patto del Nazareno parlava esclusivamente di riforme costituzionali e legge elettorale. Nel patto non ci deve essere, e così ci è stato detto, nessun altro tipo di accordo o intesa. Io non ho il sospetto. Il sospetto, se va avanti così, ce l’hanno gli italiani”. Sulla data del 20 febbraio, ancor più chiaro è stato Alfredo D’Attorre: “Mette a rischio riforme ed elezione del Capo dello Stato”.
Renzi avverte i suoi: “Allacciate le cinture!”
Per l’esecutivo e tutta la maggioranza si prospettano tempi non facili. Il monito quasi scherzoso di Renzi è stato: “Allacciate le cinture!”. Le turbolenze, come sarebbe stato facile prevedere, sono già in vista. L’arduo compito delle riforme raccomandato da Napolitano nell’aprile del 2013, come lo stesso Renzi ha ricordato, rischia di diventare impossibile. Cambiare verso all’Italia è l’obiettivo del segretario del Pd e dovrebbe essere anche quello della legislatura di cui il suo governo fa parte. Ed è anche per questo che sull’elezione del Capo dello Stato apre al dialogo con le altre forze politiche: “Vediamoci per impostare un metodo di elezione del Presidente della Repubblica”. Ed ha aggiunto: “È importante che ci assumiamo la responsabilità di parlare al Paese perché non è un dibattito sul nome, ma sulla funzione dell’istituzione del Presidente della Repubblica”.
Salva Berlusconi, Bersani e Civati vanno all’attacco
Mentre Gianni Cuperlo invoca una riunione in seno al Pd per discutere sul Jobs Act e sui decreti attuativi della delega fiscale, Pier Luigi Bersani attacca: “C’è una proporzionalità: chi ha di più ha diritto ad evadere di più” e sottolinea come tale principio di proporzionalità non sia presente nel Jobs Act: “Nel decreto attuativo del Jobs Act c’è scritto che il lavoratore licenziato per violazione disciplinare può solo dimostrare l’insussistenza del fatto, ma si esclude espressamente ogni valutazione sulla proporzionalità della sanzione”. In sintesi, conclude Bersani: “Si può essere licenziati anche se si fanno 5 minuti di ritardo”. Più duro verso il premier è stato Pippo Civati: “Renzi non può banalizzare dicendo che la manina e’ la sua e che in Cdm si e’ discusso quando i ministri ci dicono che non ne sapevano nulla. E’ un gioco pericoloso e ora serve una verifica di governo”. E aggiunge: “La norma in questione poi, al di là di Berlusconi, è da rivedere”.
Italicum, l’altra questione
Altro tema caldo è la legge elettorale. Renato Brunetta riguardo l’Italicum ribadisce la posizione di Forza Italia: “Noi siamo contrari al premio di maggioranza dato alla lista che è un’innovazione voluta dal solo Renzi”. E avverte: “Chiediamo quindi al governo di ritirare questo testo al Senato perché noi non lo voteremo. E se non lo votiamo salta il patto del Nazareno”. Una posizione che trova conferma nelle parole pronunciate dal consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti: “La nostra posizione è molto chiara: l’Italicum nell’impianto complessivo va bene ma non voteremo l’articolo che prevede il premio di coalizione alla lista, voteremo, com’è nostra convinzione, il premio di coalizione alla maggioranza, perché come sempre in Parlamento decide la maggioranza”. Ma sul patto del Nazareno ha ammesso: “Secondo me il patto del Nazareno deve reggere a questa bufera assolutamente. Per quanto ci riguarda sì, perché è un patto che abbiamo sottoscritto con i nostri elettori e con il paese per cambiare le regole della nostra democrazia”.