Cosa si muove nel centrodestra: ecco i progetti dei “rottamatori blu”

Pubblicato il 8 Gennaio 2015 alle 15:30 Autore: Antonio Atte

Qualcosa a destra si muove. O almeno prova a farlo. No, non è Salvini, già benedetto dai sondaggi e pronto a una nuova stagione di ubiquità televisiva dopo la pausa natalizia dei talk show. Tra l’esplosivo Matteo lumbàrd e quello nato a Rignano sull’Arno, si anima una “cosa” dalla forma indefinita e dai contorni ancora tutti da smussare. Il termine “cosa”, in quanto soggetto politico informe e in cerca d’autore, da plasmare, vanta già una tradizione nel contesto italiano, ma non di destra. Oltre allo splendido film di John Carpenter del 1982, c’è il documentario di Nanni Moretti del 1990. “La Cosa”, appunto: collage di interventi di militanti comunisti, vero “processo di elaborazione collettiva”, seduta psicanalitica per chi, dopo la “svolta della Bolognina”, stava assistendo alla fine del PCI e alla nascita di una nuova entità politica. Venne battezzato “La Cosa rossa”, molti anni dopo (era il 2007), il cantiere della sinistra più a sinistra del nascente PD – esperienza che culminò con la formazione di “Sinistra Arcobaleno”, cartello elettorale destinato a sbriciolarsi dopo il nefasto risultato alle politiche 2008. Poi fu la volta della “Cosa” a Cinquestelle, la web tv che accompagna il Movimento fondato da Grillo sin dai suoi primi vagiti, il canale principe della narrazione grillina.

Ora, “La Cosa”, fa il suo debutto anche a destra. L’ha già fatto, a dire il vero. “La Cosa Blu”, sito fondato da Giorgio Stracquadanio (il parlamentare ex PDL scomparso l’anno scorso), nasce con lo scopo di coalizzare e ravvivare gli animi delusi del centrodestra italiano. Fare Futuro (che fa capo ad Adolfo Urso), Formiche, TocquevilleThe Fielder, L’Intraprendente e, appunto, La Cosa Blu: fondazioni, progetti editoriali, think tank.

Una frastagliata galassia di giovani iniziative, tutte unite da un unico obiettivo: dettare l’agenda e determinare la geografia del conservatorismo italiano del futuro. Lo scorso 18 ottobre a Milano si tenne la convention “Sveglia il centrodestra!” (#svegliailcdx, per i Twitternauti), chiamata anche “Leopolda Blu”. L’esperimento si ripeterà sabato 10 gennaio a Roma presso il cinema Adriano, con ospiti d’eccezione: tra gli altri, interverranno anche Flavio TosiGiorgia Meloni e Raffaele Fitto. Nord, Centro e Sud. Provenienze politico-geografiche diverse, alla ricerca di un destino comune. Per non morire renziani, e nemmeno berlusconiani. La contiguità anagrafica dei tre relatori è comunque indicativa di un cambiamento in atto. Perché se nel PD è la generazione dei quarantenni ora a dettare legge, nel centrodestra la “primavera tarda ad arrivare”, per dirla alla Battiato.

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Lorenzo Castellani, marchigiano classe ’89, laureato in Giurisprudenza alla LUISS, figura tra i principali promotori del convegno. Per Castellani, direttore di “La Cosa Blu”, la rinascita del centrodestra non può prescindere da quelle otto lettere tanto indigeste a Berlusconi: primarie. “Con o senza il permesso del leader di Forza Italia – assicura Castellani – prima o poi si faranno”. Affrancarsi dal Patto del Nazareno, che al momento “conviene solo a Berlusconi per questioni personali”, divincolarsi dall’abbraccio “mortale” col governo Renzi (“un disastro su tutti i fronti: tasse, zero liberalizzazioni, confusione su PA, Irap e immigrazione”): questo chiedono i giovani “rottamatori blu”. Sì, perché ormai il renzismo ha fagocitato tutto, terminologia politica compresa. “Anche Salvini è un po’ renziano”, afferma Castellani. “Il suo linguaggio è a metà tra Grillo e Renzi”.

Sul rapporto tra il mondo moderato e il leader della Lega Nord, Castellani è sicuro: “Salvini da solo non va da nessuna parte. Con lui ci tocca fare i conti, e viceversa. Questo è ovvio. Non possiamo continuare a delegargli il compito di fare opposizione al governo Renzi”. Situazione difficile, quella dei “rottamatori blu”. Il prossimo 28 febbraio Salvini scenderà in piazza a Roma contro il governo Renzi, e per Castellani “sarà interessante sapere come intendono comportarsi Tosi, Meloni e Fitto”: partecipare alla manifestazione significherebbe infatti riconoscere al leghista una sorta di leadership nello scacchiere dell’opposizione; la mancata adesione all’evento, invece, relegherebbe i tre in una scomoda condizione di subalternità ai diktat nazareni. La storia del centrodestra che verrà, al momento, è tutta da scrivere.

Antonio Atte

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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