Le elezioni in Sri Lanka sono state sostanzialmente un duello tra il Presidente uscente Percy Mahinda Rajapaksa e l’ex membro del suo governo Maithripala Sirisena. Alla fine a uscire vincitore dalle urne è stato proprio Sirisena che ha ottenuto il 51,2% delle preferenze, mentre Rajapaksa si è fermato al 47,5%. L’affluenza si è attestata al 70%.
L’ex presidente fallito il tentativo di essere eletto per un terzo mandato ha riconosciuto la sconfitta e affermato di voler condurre una rapida transizione dei poteri.
Le elezioni anticipate
Gli aventi diritto sono stati chiamati ai seggi con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato di Rajapaksa. Quest’ultimo, dopo aver abolito l’emendamento che imponeva un massimo di due mandati al Presidente, ha spinto per andare alle urne e si è ripresentato agli elettori per ottenere una terza investitura come guida del paese (Il Presidente dello Sri Lanka è Capo di Stato ma anche del governo e delle forze armate).
In molti hanno collegato il voto anticipato al calo di consensi subito da Rajapaksa, un’emorragia che era cominciata dalle provinciali del 2013. Inoltre, il Presidente è stato accusato di voler sfruttare a suo favore l’imminente visita del Pontefice che si recherà in Sri Lanka tra il 13 e 15 Gennaio. In alcuni manifesti elettorali si poteva vedere Rajapaksa insieme al Papa.
Un Presidente in guerra
Fino al 2009 in Sri Lanka si è combattuta una violenta guerra civile: durata quasi trent’anni, si stima abbia causato la morte di circa 100mila persone. Gli ultimi mesi della guerra, Rajapaksa era già Presidente, sono stati particolarmente cruenti.
In quell’occasione le forze governative lanciarono l’offensiva finale contro le Tigri Tamil (LTTE), un movimento che sin dal 1983 cerca di ottenere l’indipendenza del nord del paese. Le operazioni furono particolarmente cruente: alle stime del governo, che limitano a 9mila i civili morti, fanno da contraltare quelle delle Nazioni Unite che portano il numero a quota 40mila vittime.
Al momento la zona nord e quella est del paese sono sotto il diretto controllo militare, buona parte della popolazione di quelle zone risulta ancora sfollata.
Rajapaksa da un lato è il Presidente che si è fatto carico delle responsabilità connesse alla fine di questo conflitto dall’altra è l’esponente di un regime autoritario che non ha mai fatto chiarezza sulle reali condizioni della minoranza tamil (un quarto degli aventi diritto di voto) a partire dall’istituzione di una commissione indipendente sui presunti crimini di guerra commessi dall’esercito governativo.
La vittoria di Sirisena
Maithripala Sirisena ha fatto parte dell’esecutivo di Rajapaksa, in qualità di ministro della Sanità, fino a Novembre. La sua vittoria riflette la speranza dell’elettorato nella lotta alla corruzione diffusa e la contrarietà alla “dittatura dinastica” di Rajapaksa (suo figlio e tre dei suoi fratelli hanno importanti incarichi di governo).
In più, nonostante la sua appartenenza alla maggioranza singalese, Sirisena sembra essere l’uomo giusto per iniziare un vero processo di riconciliazione nazionale. Ha promesso una commissione sui crimini di guerra.